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Attualità

La nota dell'associazione ligure dei giornalisti, dell'Ordine dei giornalisti della Liguria e del Gruppo Cronisti Liguri
1 minuto e 34 secondi di lettura
di r.p.

Il prossimo 7 luglio si celebra la prima udienza del “processo Morandi”. Un’ordinanza del presidente del collegio giudicante limita la possibilità di fare immagini e foto. Per questo è arrivato un comunicato da parte da Associazione e ordine dei Giornalisti della Liguria che invitano le colleghe e i colleghi a "una manifestazione in difesa del diritto di cronaca e del diritto all’informazione che si terrà il 7 luglio prossimo".

In un comunicato la dura presa di posizione sottoscritto da Fabio Azzolini, segretario regionale dell’Associazione ligure dei giornalisti, Filippo Paganini, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Liguria e Tommaso Fregatti, presidente Gruppo Cronisti Liguri:

"Un’ordinanza del presidente del collegio giudicante limita pesantemente l’esercizio del diritto di cronaca. In pratica spegne le Tv e oscura gli obiettivi dei fotografi, respingendo tutte le richieste di autorizzazione delle riprese audiovisive di tutte le udienze successive alla prima. Il provvedimento vieta perfino l’utilizzo delle immagini che saranno trasferite in sala stampa dal circuito chiuso di ripresa che sarà allestito in aula.

Come si motiva lo stop all’esercizio del diritto di cronaca da parte di tv e fotogiornalisti? “A fronte del comprensibile interesse mediatico per i fatti oggetto del presente procedimento- si legge nell’ordinanza – l’introduzione nell’aula di udienza di telecamere e altri strumenti per la ripresa audiovisiva del processo potrebbero determinare una spettacolarizzazione dell’evento prevedibilmente deteriore per il sereno e regolare svolgimento delle udienze.... Dal momento che è notorio che la presenza in aula dei mezzi di ripresa audiovisiva può influire sui comportamenti di tutti i soggetti coinvolti”.

Una motivazione viziata da un pregiudizio ideologico circa la qualità del lavoro dei giornalisti ed inquietante poiché, se acriticamente accolta, potrebbe costituire il pretesto per negare l’agibilità delle aule giudiziarie ai telegiornali e ai fotoreporter pregiudicando, con il diritto di cronaca, anche quello dei cittadini ad un’informazione, magari non spettacolare, ma puntuale professionale e plurale".

 

 

 

 

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