GENOVA - Ennesimo femminicidio a Genova, il primo del 2023 in Liguria. A perdere la vita Giulia, 23 anni, uccisa con un colpo di pistola esploso dal fidanzato che ha poi puntato l'arma verso di sé (LEGGI QUI).
Ai microfoni di Primocanale è intervenuta Ariela Iacometti, portavoce dell'associazione politica femminista di Genova "Non una di Meno".
Controllo, ossessione: i campanelli d'allarme esistono, anche se spesso sono difficili da riconoscere: "Non è impossibile capire un assassino ma situazioni di questo tipo possono accadere a chiunque. Siamo in un contesto sociale in cui tutte le donne, potenzialmente, rischiano. Le conseguenze possono essere la morte ma anche atti aggressivi, violenze e abusi. Succede spesso quando si inizia a immaginare una vita da sole, o a come venire fuori da una situazione che non ci fa stare bene. In ciascuna relazione può esserci questa eventualità".
Violenza donne, tre campanelli d'allarme da non sottovalutare - L'ELENCO
E per scardinare la minaccia, tra i primi passi da intraprendere secondo Iacometti c'è la retorica dietro a determinati comportamenti:
"La violenza non è accidentale, la violenza contro le donne è un fenomeno che riguarda la struttura della nostra società - spiega Iacometti -: se ne parlassimo in questo modo renderemmo le donne molto più capaci di riconoscere situazioni potenzialmente tossiche e pericolose, fin dall'inizio"
Nel 2022 sono state 636 le chiamate al 1522 per denunciare violenza di genere. Secondo le elaborazioni dell'Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria su dati Istat le chiamate valide al numero attivo 24 ore su 14 in Liguria sono state effettuate principalmente da donne, ben 590, di cui 546 italiane.
Parlarne, sensibilizzare, evitando una narrazione dei fatti che li descrive come fenomeni legati a raptus, troppo amore o gelosia: "È importante iniziare a parlare di questi comportamenti come comportamenti che nulla hanno a che fare con l'amore. Le spie sono poche, ma chiare: dopo le prime fasi di idillio iniziale bisogna tenere gli occhi aperti. Quando iniziamo ad accorgersi che il nostro compagno o la nostra compagna ha potenzialmente paura della nostra libertà, della nostra possibilità di essere autonomi, di fare una vita non sacrificata alla coppia, quando ci vengono controllati gli spostamenti, cosa indossiamo, lì bisogna farsi qualche domanda".
E il cambio radicale delle dinamiche parte dall'infanzia, di bambini ma anche bambine: "È necessario dare la possibilità ai bambini maschi di provare le emozioni che spesso vengono associate al comportamento femminile: dargli la possibilità di piangere, di essere fragili, di essere puliti, vestirsi bene, di essere gentili. Se un bambino non ama giocare a calcio non è un problema, bisogna liberare tutti dagli stereotipi, perchè sono loro che poi creano disagio, inadeguatezza, che inevitabilmente si riversano nelle relazioni future, quando si è adulti".