Cronaca

Il presidente delle Coop: "Era bravo e non aveva mai tradito disagi, abbiamo appreso della tragedia perchè non rispondeva al telefono"
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di Michele Varì

GENOVA -"Incorvaia lavorava per noi da sei anni ed è sempre stato molto diligente e attento alle gerarchie. Ieri abbiamo appreso della tragedia con sgomento, l' abbiamo saputo perchè alle 14 non si è presentato sul posto di lavoro".

A parlare è Giorgio Baiardi, presidente della cooperativa di guardiani Lubrani di via Pellico, a Carignano, nata nel 1926, una delle aziende del settore più esperte e importanti della Liguria, con 200 guardiani armati, fra cui c'era anche Incorvaia, l'omicida, e 190 guardiani disarmati, fra cui c'era stata per alcuni mesi pure Giulia Donato, in veste di receptionist, la vittima del femminicidio di Pontedecimo.

"Sì, anche lei aveva lavorato con noi grazie alle raccomandazione di Incorvaia, era successo fra giugno e settembre dello scorso anno quando la ragazza aveva svolto mansioni per conto di centralini e attività affini, poi le nostre strade si erano separate in modo consensuale perché a lei quel lavoro non piaceva e in effetti non appariva adeguata a quelle mansioni o tradito ansie".

"Incorvaia era un ottimo vigilante armato", sostiene Baiardi, "gentile, attento, certo quello che ha fatto tradisce un malessere grave, ma noi non siamo e non possiamo essere nella mente delle persone".
Incorvaia che come tutti i suoi colleghi svolgeva puntuali e periodiche visite attitudinali e con il medico del lavoro "e non aveva mai dato adito a problemi".

Il trentenne che ha ucciso la compagna e poi si è tolto la vita era entrato nella Lubrani sei anni fa perché possedeva il brevetto Dm 154 necessario per lavorare in ambito portuale, "era stato assunto proprio dopo l'acquisizione di una commessa in porto" ricorda Baiardi, che poi aggiunge: "Ieri ci siamo accorti che era accaduto qualcosa di grave perchè lui, di solito molto preciso, non ha risposto al telefono per più volte e alle 14 non si è presentato sul posto di lavoro".

Alla notizia del femminicidio, dell'omicidio suicidio, alla Lubrani è calata la tristezza: "Siamo sorpresi e affranti per la morte della ragazza e per quella di Incorvaia. No, non ci risulta che facesse uso di psicofarmaci".