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Attualità

1 minuto e 41 secondi di lettura
di m. mich.

Grido d'allarme dai mitilicoltori spezzini, che rappresentano un comparto fondamentale per l'agroalimentare ligure. Con il surriscaldamento delle acque, infatti, le orate diventano sempre più fameliche, facendo strage di mitili e distruggendo il lavoro e i profitti di un intero settore produttivo, eccellenza territoriale della nostra regione. Una problematica purtroppo nota, che coinvolge i “muscoli” spezzini (più comunemente noti come cozze).

 “Questa situazione si protrae da mesi – commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale, di concerto con Daniela Borriello, Responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Liguria – e si fa ogni giorno più preoccupante, con notevoli ripercussioni sul lavoro dei nostri mitilicoltori e sul loro sostentamento”.

Proprio per questo la Federazione regionale – facendo seguito alle ripetute grida di allarme lanciate dai pescatori – ha provveduto a inviare al Vicepresidente e Assessore all’Agricoltura e Pesca di Regione Liguria, Alessandro Piana, una comunicazione per richiedere alle Istituzioni un concreto e immediato supporto al comparto e ai suoi operatori.

“Come ormai purtroppo noto – commentano Boeri, Rivarossa e Borriello – la marineria dei mitilicoltori a La Spezia oggi versa in una situazione tutt’altro che semplice. Il settore è vittima da diversi anni della predazione da parte di sempre più numerosi branchi di orate, che divorano i mitili allevati nel Golfo spezzino. Problematica, questa, che nel corso dell’ultimo anno si è fatta ancora più opprimente, con orate sempre più fameliche e produzioni ogni giorno più a rischio”. Complice anche l’innalzamento della temperatura del mare, che ha aumentato il metabolismo dei pesci, questa situazione ha causato la distruzione di circa il 70% della produzione di mitili.

In questo scenario, è sopraggiunta la necessità di acquistare nel prossimo periodo elevati quantitativi di mitili da innestare nelle acque di La Spezia, per poter ripristinare, almeno in parte, la produzione e le scorte di merce andata distrutta. “Ciò premesso – concludono – al fine di aiutare le imprese di mitilicoltori, ormai stremate, chiediamo alla Regione la possibilità di attivare risorse economiche, regionali e non, in maniera analoga a quanto avviene in agricoltura per i danni causati dalla fauna selvatica”.