Grido d'allarme dai mitilicoltori spezzini, che rappresentano un comparto fondamentale per l'agroalimentare ligure. Con il surriscaldamento delle acque, infatti, le orate diventano sempre più fameliche, facendo strage di mitili e distruggendo il lavoro e i profitti di un intero settore produttivo, eccellenza territoriale della nostra regione. Una problematica purtroppo nota, che coinvolge i “muscoli” spezzini (più comunemente noti come cozze).
“Questa situazione si protrae da mesi – commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale, di concerto con Daniela Borriello, Responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Liguria – e si fa ogni giorno più preoccupante, con notevoli ripercussioni sul lavoro dei nostri mitilicoltori e sul loro sostentamento”.
Proprio per questo la Federazione regionale – facendo seguito alle ripetute grida di allarme lanciate dai pescatori – ha provveduto a inviare al Vicepresidente e Assessore all’Agricoltura e Pesca di Regione Liguria, Alessandro Piana, una comunicazione per richiedere alle Istituzioni un concreto e immediato supporto al comparto e ai suoi operatori.
“Come ormai purtroppo noto – commentano Boeri, Rivarossa e Borriello – la marineria dei mitilicoltori a La Spezia oggi versa in una situazione tutt’altro che semplice. Il settore è vittima da diversi anni della predazione da parte di sempre più numerosi branchi di orate, che divorano i mitili allevati nel Golfo spezzino. Problematica, questa, che nel corso dell’ultimo anno si è fatta ancora più opprimente, con orate sempre più fameliche e produzioni ogni giorno più a rischio”. Complice anche l’innalzamento della temperatura del mare, che ha aumentato il metabolismo dei pesci, questa situazione ha causato la distruzione di circa il 70% della produzione di mitili.
In questo scenario, è sopraggiunta la necessità di acquistare nel prossimo periodo elevati quantitativi di mitili da innestare nelle acque di La Spezia, per poter ripristinare, almeno in parte, la produzione e le scorte di merce andata distrutta. “Ciò premesso – concludono – al fine di aiutare le imprese di mitilicoltori, ormai stremate, chiediamo alla Regione la possibilità di attivare risorse economiche, regionali e non, in maniera analoga a quanto avviene in agricoltura per i danni causati dalla fauna selvatica”.