GENOVA - In piazza Matteotti questa mattina le commemorazioni genovesi per la festa di Liberazione, culminate con l'orazione dell'ex procuratore capo Francesco Cozzi, sono state connotate anche da momenti di fischi verso il sindaco di Genova Marco Bucci e il governatore di Regione Liguria Giovanni Toti.
Dopo i fatti di alcuni giorni fa all'Ansaldo, quando il sindaco genovese fu fischiato dagli operai, che gli contestavano le sue stesse parole (definì infatti la loro scelta di occupare l’aeroporto di Genova un “atto di teppismo”), una parte di piazza è tornata su questo tema. "E' teppista chi non è antifascista" è la scritta comparsa su uno striscione. Al sindaco sono spettati poi gli applausi a fine orazione, con la chiusura finale e le sue parole scandite: "W il 25 aprile, W la libertà, W Genova".
Alcuni momenti di contestazione sono stati dedicati anche al governatore regionale, che nel suo discorso ha fatto riferimento agli stessi fischi che stava ricevendo: "Donne e uomini della resistenza hanno donato la libertà al nostro Paese, quella libertà che vi consente oggi di fischiare come consente a me di parlare da questo palco perché combattere e sacrificarsi per la libertà come hanno fatto i Partigiani, non vuol dire combattere solo per le proprie idee. Vuol dire combattere soprattutto perché anche gli altri possano esprimere le loro e quella la vera differenza", sono state le parole del presidente Toti.
Presente anche la deputata di Noi Moderati Ilaria Cavo. "Il 25 aprile è la festa di tutti gli italiani, la celebrazione e il ricordo di chi ha sacrificato la proprio vita per darci la libertà. E quello della resistenza è stato, come ricordato più volte questa mattina nella celebrazione genovese, un movimento "plurale" e "unitario"".
L'orazione finale, affidata all'ex procuratore capo di Genova il magistrato Francesco Cozzi, è stata invece accolta con numerosi applausi di una piazza gremita. Durante il discorso Cozzi ha sottolineato come la lotta non fu solo dei partigiani ma "ci fu un esercito di popolo che seppe rialzarsi dal baratro e dare dignità all'Italia, una mobilitazione diffusa, che poté contare sul sostegno di tante persone. Il desiderio di libertà unificò i partiti antifascisti: una certa visione agiografica identificò la Resistenza con la sola lotta dei partigiani, ma vi fu una pluralità di soggetti e motivazioni a lottare per la libertà".
Ricordando soprattutto l'impegno delle donne "che entrarono a pieno titolo nella vita pubblica, 35mila partigiane". Ma anche i 2568 caduti durante la guerra di liberazione e l'impegno dei militari ed in particolare dei " 2000 carabinieri che il sette ottobre vennero disarmati per ordine del ministro Graziani e poi deportati dai tedeschi nei campi in Germani, Polonia e Austria e oltre 500 non tornarono".
"Senza la lotta di Liberazione gli italiani non avrebbero potuto scegliere tra monarchia e repubblica o scrivere la propria Costituzione, la legge delle leggi, in cui sono iscritti i diritti e i doveri di ciascuno. Una legge che si fonda sulla solidarietà e sulla libertà - ha aggiunto Cozzi - . E che esprime in tutte le sue parti principi e valori opposti alla cultura fascista: il metodo democratico, il rispetto della dignità umana, la tutela delle minoranze sono opposti al fascismo. È una pagina da coltivare con orgoglio, senza puerili interpretazioni di parte o grottesche prese di posizione fuori dalla storia e fuori dalla Costituzione".