GENOVA - Sono 447 le cabine telefoniche attive sparse per Genova. L'Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha dato il via libera per lo smantellamento delle postazioni pubbliche ormai finite in disuso con l'avvento dei cellulari prima e degli smartphone di ultime generazione poi. Chi cammina per le strade di Genova noterà che spesso dietro a un angolo o in bella vista spuntano i colori bianco e rosso delle cabine Telecom. Trovare però qualcuno che le usa è quasi impossibile. Quelle rare volte che accade più che un miraggio è come tornare indietro di 20-30 anni. Whatsapp, Telegram e i social disponibili direttamente nello smartphone hanno reso praticamente inutili le vecchie cabine.
Nei prossimi mesi si procederà alla rimozione, ma non di tutte. A essere eliminate sono quelle definite come "impianti stradali", quelle tradizionali che a Genova sono oltre 333, mentre le postazioni collocate nelle caserme, negli ospedali e nei carceri resteranno al loro posto.
Secondo un'immagine di mercato condotta da SWG Spa solo lo 0,5 della popolazione ha utilizzato il servizio di telefonia pubblica nei 90 giorni precedenti l'intervista; addirittura il 12% non ha mai usato il servizio. Ma non solo, l'80% degli intervistati non avverte l'esigenza di usarle e per più del 70% oggi non sono indispensabili. La loro fine dunque è segnata. Delle oltre 450 un tempo presenti a Genova già sei sono state rimosse.
Ma non è detto che tutte facciano la stessa fine. I Comuni infatti sono liberi di proporre alla compagnia iniziative utili a riconvertire le postazioni coinvolgendo anche associazioni e realtà sociali presenti sul territorio. Dal Comune per ora nessuna risposta. L'esempio genovese è quello del bookcrossing che è sorto in via Piacenza a San Gottardo una cabina telefonica abbandonata è stata convertita in una libreria a cielo aperto dove chiunque può lasciare e prendere un libro e accanto è stata montata una panchina con luce alimentata a energia solare per consentire la lettura. Un'idea apprezzata da residenti e commercianti della zona e che potrebbe essere ripetuta in altre parti cittadine.
"È stata una bella iniziativa - racconta Michela vera e propria guardiana del bookcrossing -. Ci sono tante persone che si fermano a lasciare e leggere i libri, c'è sempre molto ricambio e grande cura. Un'iniziativa certamente molto apprezzata dai cittadini della zona. Riproporla da altre parti? Certo sarebbe molto bello". Un progetto portato avanti dal Collettivo Criticity, Buridda e CSOA Pinelli. L'idea potrebbe essere presa ad esempio da altre associazioni e realtà radicate nel territorio per convertire le cabine in qualcosa di utile per la società.