GENOVA - Non hanno un proprio conto corrente, spesso hanno una "paghetta" settimanale o mensile, devono documentare ogni spesa al compagno e sono totalmente dipendenti da una figura maschile. Secondo dati elaborati dall'Università di Genova in Italia il 6% delle donne risulta essere vittima di 'violenza economica'.
Un numero sottostimato visto che sono poche le donne che denunciano questo tipo di situazioni vissute quasi come la normalità della vita di coppia.
Di questo tema si è occupato un convegno organizzato da Regione Liguria al Galata a Genova, con l'obiettivo di promuovere la parità di genere e affrontare la complessa questione della violenza economica.
"I dati che abbiamo sono sicuramente allarmanti - spiega l'assessore alle pari opportunità della Regione Liguria, Simona Ferro - si parla di 1.180 chiamate di aiuto nell'anno 2023, e di queste, 882 sono prese in carico dai centri antiviolenza, mentre per quanto riguarda le denunce di violenza economica siamo attorno alle 300 chiamate, anche se in realtà dai colloqui emergono tante situazioni di donne che hanno cominciato a patire atti di violenza sul piano economico. Anche in Liguria ci sono donne prive di un conto corrente bancario, e questo significa la volontà dei loro compagni di esercitare un controllo, di creare umiliazione nella donna che grazie a questa privazione può essere meglio controllata e quindi ridotta in una situazione di sudditanza".
"Spesso è un tipo di violenza che viene meno considerato meno perché non troppo evidente - aggiunge l'assessore alle pari opportunità del Comune di Genova, Francesca Corso - ma la violenza economica è grave sia quando viene perpetrata, quindi nel momento in cui la donna viene privata nella possibilità di lavorare, di avere interazioni o avere un conto corrente ma altresì quando una donna decide di uscire da questa situazione e di conseguenza si trova a non poter essere autonoma e indipendente". L'incontro ha visto anche il contributo di Università di Genova che ha "fotografato" il fenomeno.