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Attualità

Manuela Caccioni: "Nessuna storia parte con uno schiaffo. I segnali sono altri: possesso, controllo, isolamento"
2 minuti e 33 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Nell'immaginario comune si può pensare che a rivolgersi ai centri antiviolenza siano donne adulte, che hanno ben superato l'età dell'adolescenza e della giovinezza, vessate da uomini che non accettano la fine del matrimonio. E invece non è così, perché a rivolgersi al Centro Antiviolenza Mascherona, proprio in queste ore, sono state anche due ragazzine di appena 15 anni. Si tratta di nuovi accessi che da una parte mettono in risalto la consapevolezza che oramai dilaga anche tra i giovanissimi, dall'altra però rappresentano un campanello d'allarme per il dilagare di violenza a cui si assiste, oramai tutti i giorni.

"Per noi è un dato importante che le ragazzine inizino a capire che quando un fidanzato chiede di fare la videochiamata all'uscita di scuola, questo significa che vuole controllare che lei non abbia nessuno intorno - spiega a Primocanale Manuela Caccioni, responsabile Centro Antiviolenza Mascherona -. "Se questa ragazza si chiede: ma è normale che il mio fidanzato mi controlli anche all'uscita di scuola? Se parlo con qualche compagno cosa faccio di male? Sono campanelli d'allarme a cui per fortuna oggi si sta dando un'attenzione maggiore". Si tratta di alert che non devono essere sottovalutati né fraintesi e scambiati come amore, possesso, dimostrazione di avere solo te in testa. Perché l'amore, sembra banale e retorico, non è proprietà ma libertà, e quando i confini vengono travalicati, forse è necessario fermarsi, pensare, riconoscere la situazione, e chiedere aiuto.

"L'età si è sicuramente abbassata, forse anche grazie all'informazione e alla sensibilizzazione che c'è su questa tematica della violenza, grazie all'ingresso dei centri antiviolenza nelle scuole - prosegue Manuela Caccioni -. Noi da poco abbiamo finito dei corsi di formazione finanziati da Regione Liguria, che ci hanno permesso di andare a parlare con i giovanissimi". L'obiettivo è quello di sensibilizzare il tema, partendo dai banchi di scuola. Le leggi stanno andando in questa direzione, anche se c'è ancora tanto da fare.

"È importante sensibilizzare su questa tematica perché, per quanto all'inizio sia bellissimo avere un fidanzato che ti chiama ogni 5 minuti e ti vuole, e ti dice che sei importante per me, che ci sei solo tu. A lungo andare poi diventa un'oppressione che anche una quindicenne inizia a pensare: perché io devo piangere? Perché devo soffrire?" prosegue Caccioni. Si arriva al punto in cui diventa un problema uscire con la mamma o con un'amica, perché il fidanzato vuole sapere chi c'è, quali sono le persone con cui la sua ragazza esce. E la sensazione che provano le quindicenni, hanno raccontato proprio al Centro Antiviolenza Mascherona, è di inadeguatezza e di disagio, oltre che di paura.

"Il dato evidenzia come si sia abbassata l'età di chi ci contatta, ma per noi questa è una vittoria perché possiamo arrivare prima dell'escalation totale della violenza, perché voglio ricordare che la violenza fisica arriva dopo, non arriva subito in nessuna storia - sottolinea la responsabile del Centro Antiviolenza Mascherona Manuela Caccioni -. Nessuna storia parte con uno schiaffo. I segnali sono altri: possesso, controllo, isolamento. Fino al rischio di arrivare, senza quasi rendersene conto, al femminicidio".

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