GENOVA - Sciopero della fame ad oltranza per proteggere i cinghiali presenti nel letto del Bisagno: è questa l'iniziativa di una cittadina genovese, Maria Grazia Barbieri, che da questa domenica sta digiunando, con la speranza di ottenere dalle istituzioni delle rassicurazioni in merito alle sorti degli ungulati che vivono stanziali in pieno centro città. "Personalmente sono contro sia l'abbattimento sia l'allontanamento dei cinghiali poiché ritengo che entrambe le misure li esporrebbero alla morte.
"Si tratta di animali ormai abituati a questo habitat, praticamente domestici, e nel bosco non saprebbero sopravvivere. Inoltre, spostarli verso monte li porterebbe più facilmente a contrarre la peste suina"
Il focolaio attualmente interessa la zona compresa tra Mignanego, Isola del Cantone, Ronco Scrivia e in Liguria sono state registrate 18 carcasse positive al virus. Una di queste è stata trovata all'altezza del casello di Genova Est, motivo per cui nei tavoli interregionali si è discusso a lungo delle misure da adottare per contenere l'epidemia, sulla base delle indicazioni presentate dagli esperti europei. In ballo, infatti, c'è la filiera dell'allevamento di suini: se la malattia si propagasse al loro interno o al di fuori di Liguria e Piemonte potrebbe rappresentare una perdita di oltre un miliardo e mezzo di euro per l'economia nazionale. Per questo motivo è scattato il 'lockdown dei boschi' da Recco ad Albissola, con un notevole danno per tutte le attività che vivono di outdoor. Ma nel mirino sono finiti anche gli esemplari che 'abitano' ormai da anni nel quartiere di Marassi e che tanto hanno stupito i tecnici europei.
"Speravamo che con la protesta dello scorso 4 febbraio, quando un centinaio di animalisti provenienti anche da altre regioni si erano trovati in piazza De Ferrari per protestare contro le misure paventate inizialmente. Ma lì ci avevano rassicurato che non si sarebbe più parlato di abbattimenti: ora dopo qualche giorno apprendiamo dai giornali che potrebbe non essere più così", spiega Maria Grazia che gestisce un rifugio per cavalli maltrattati a Bavari. Per questo motivo, ha deciso di provare a sensibilizzare la giunta regionale attraverso lo sciopero della fame. "Gli argini del Bisagno sono molto alti ed è difficile che gli animali possano scappare da quell'area"
"La cosa più logica sarebbe costruire delle recinzioni, specie nei pochi punti laterali più fragili e a monte, per evitare contatti con gli animali infetti nei boschi"
E di recinzioni ne sa qualcosa Autostrade che dovrà rinforzare tutte quelle presenti sulle autostrade A26 e A7, piene di buchi, e costruire una seconda rete esterna di 275 km. Ma si sa che la presenza di cinghiali in città non è limitata solo all'area del Bisagno, dato che sono frequenti gli incontri ravvicinati, che siano a Pegli, al Righi, a Sampierdarena o persino a Vernazzola in spiaggia. "D'estate manca l'acqua e quindi non sanno dove andare a bere, sorte comune anche agli uccellini: dal nostro punto di vista chi 'scappa' dovrebbe essere catturato e riportato nel suo habitat nel Bisagno. Scendono in strada perché sono attirati dai rifiuti e cercano cibo".
"Si potrebbero portare degli approvvigionamenti di cibo trattato sterilizzante che sarebbe in grado di tenere controllato la popolazione dei cinghiali"
Già altre tre persone hanno aderito a questa protesta pacifica, con digiuni a staffetta, e tra loro c'è una residente di Napoli che ha appreso via social di questa situazione. E il sogno di Maria Grazia, così come di tanti residenti, sarebbe quello di vedere riqualificato l'alveo del Bisagno: "Nel Bisagno c'è una vera e propria discarica a cielo aperto, se uno la bonificasse potrebbe diventare un centro attrattivo, di relax e di gioco, ma al tempo stesso potrebbe restare la casa dei cinghiali". Anche di questo si parlerà nel prossimo tavolo tra Liguria, Piemonte e gli esperti europei.