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E sul processo: Con un procedimento così grande si sta facendo un grande lavoro e nel prossimo anno abbiamo fiducia si arrivi in modo certo alla chiusura del primo grado. Finché non sarà chiuso in Cassazione non sarà scritta l'ultima parola"
3 minuti e 39 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - "È un momento di grande emozione essere lì, in quell'ora, sotto quel ponte dove avremo sensazioni molto forti". Così la presidente del Comitato in ricordo vittime di ponte Morandi Egle Possetti, a poche ore da quel 14 agosto che rimarrà per sempre indelebile nella testa e nel cuore di Genova. Accompagnato dal ricordo dei parenti delle 43 persone che hanno perso la vita nel crollo del viadotto. "In questa giornata essere lì è molto difficile e molto complicato ma vogliamo esserci sempre, questo non significa che durante l'anno non ci pensiamo" ha aggiunto la presidente del Comitato.

Egle Possetti, domani saranno presenti le istituzioni, la politica nazionale con il viceministro al Mit Edoardo Rixi, ma c'è da parte vostra la sensazione che in questi anni si rischi di dimenticare quanto accaduto?
"Io credo che in città non si dimentichi mai, ma credo invece che come abbiamo manifestato a livello nazionale, ci siano poche informazioni su come sta evolvendo il processo. Capisco che non possiamo averle tutti i giorni, con le notizie importanti e le gravi situazioni che stanno accadendo, ma ogni tanto ritengo che dare aggiornamenti sul processo sarebbe significativo perché non riguarda solo noi, ma sta mettendo in luce una situazione gravissima di sicurezza che c'è stata in questi anni. Ritengo che l'informazione dev'essere importante e costante per la vicenda".

Da una parte lo spettro della prescrizione sui reati meno gravi, dall'altra una giustizia troppo lunga che attanaglia il Paese. Il processo quanto vi sta preoccupando?
"Non bisogna né preoccuparsi troppo né stare troppo tranquilli, abbiamo avuto una posizione di rispetto di quello che sta avvenendo in aula e grande attenzione fino all'ultimo giorno. Nei processi ordinari, in Italia, ci immaginavamo tempistiche di questo tipo anche per i reati minori e lo avevamo messo in conto. Con un procedimento così grande si sta facendo un grande lavoro e nel prossimo anno abbiamo fiducia si arrivi in modo certo alla chiusura del primo grado. Per questo siamo in attesa e siamo attivi e proattivi nel processo, ma anche preoccupati fino all'ultimo giorno. Finché non sarà chiuso in Cassazione non sarà scritta l'ultima parola, dobbiamo avere fiducia per poter andare avanti nella nostra vita".

Che cosa deve insegnare quello accaduto sei anni fa, intendo sia a livello di Stato e di attenzione che dal punto di vista giudiziario?
"Sicuramente deve insegnare che le infrastrutture vanno manutenute correttamente, cosa che non è stata fatta e la storia lo dimostra. Non è stato un meteorite, una bobina ma il grido di dolore di una infrastruttura che non era stata manutenuta come doveva essere. È stato curato molto poco, si è andati contro le leggi della fisica e della logica, ma si sono seguite solo le leggi dei profitti e del guadagno".

Insieme ai parenti delle vittime della strage di Viareggio, e non solo, state lavorando a una legge che dia un volto e una giustizia alle vittime dell'incuria e dello Stato, qual è il vostro obiettivo?
"Il disegno di legge in queste settimane ha visto un grande impegno e un'accelerazione su proposte e varie presentazioni sia da parte di deputati che senatori, e questo ci fa ben sperare. Siamo stati di fronte all'incuria di chi aveva il concessionario e la manutenzione, ma anche da parte di chi doveva controllare ed era alle dipendenze dello Stato. E questo per una verità importante, i cittadini non sono stati protetti perché chiunque di noi poteva essere lì sopra, perché ognuno è passato almeno una volta su quel ponte. Disegno di legge che speriamo non si debba mai più usare, la forza per andare avanti e lasciare un segno dei nostri cari per il futuro".

Possetti, è nato il podcast "Ponte Morandi - vite sospese" che racconta la tragedia del crollo del ponte e che deve lasciare un segno indelebile, per non dimenticare mai. L'obiettivo è quello di tenere sempre acceso quel filo che unisce voi, i vostri cari, al resto del mondo?
"Questo è un grandissimo lavoro che hanno fatto questi due ragazzi (Diego Rovelli e Alex Venuto), che ci hanno proposto questa idea e ci stanno lavorando da tanto tempo. Inoltre Benedetta Alciato ha dato un grande contributo e ha raccolto le testimonianze del libro "Vite spezzate". Il podcast è un sistema di comunicazione moderno che raggiunge i giovani e può essere sentito in ogni momento. Questa è una grande testimonianza per il futuro e noi ne siamo commossi".

 

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