GENOVA - Non un j'accuse e nemmeno un pamphlet di sua difesa: il libro di Giovanni Toti, "Confesso, ho governato", secondo l'ex governatore ligure è più un memoriale dei nove anni alla guida della Regione, una riflessione sulla politica e sulla giustizia, un manuale che spiega le difficoltà di governare un territorio come la Liguria. A Terrazza Colombo si è svolta la presentazione in anteprima nazionale, in diretta su Primocanale, introdotta dalla giornalista genovese Martina Maltagliati e in dialogo con Alessandro Sallusti, direttore de "Il Giornale". Per Toti questo suo primo libro "significa ripercorrere gli ultimi anni della mia vita, dal fianco di Silvio Berlusconi al governo di Regione Liguria, significa ripercorrere momenti brutti e momenti bellissimi che vanno dalla vittoria in questa regione inaspettata all'inchiesta di quest'estate che ha devastato la mia vita e questa regione sul filo di un processo alla politica", commenta così, assicurando che ne arriverà un secondo prima che ritorni a fare politica. "Sono in modalità aereo", scherza con i giornalisti presenti.
"Se c'è un processato in questo libro è la politica e non la giustizia che è un potere e un potere tende ad espandersi - diceva Montesquieu - finché non trova un muro di contenimento"
Il volume, edito da Piemme, esce in libreria a meno di due settimane dal voto, ma secondo l'ex presidente di Regione non è "né un assist, né un affondo. Chi lo leggerà scoprirà una bella storia di cui il centrodestra di questa regione deve andare fiero e rivendicarla fino in fondo, dopodiché vuole essere solo una testimonianza e non è un atto di campagna elettorale, non credo nemmeno che il centrodestra ne abbia bisogno tutti sanno per chi tifo". Eppure, nel corso della presentazione, non è mancato un riferimento al campo avversario: "A me non preoccupa che io mi sia dimesso, ma che se ne parli poco: io credo che il centrosinistra abbia strumentalizzato l'accaduto e il prossimo governatore o sindaco del centrosinistra indagato ne farà le spese".
A fare la prefazione è stato Alessandro Sallusti, che spiega "il motivo principale per cui ho accettato è perché conosco Giovanni Toti, ancor prima di aver conosciuto il governatore Giovanni Toti, ho fatto con lui un pezzo di strada professionale e umana con lui. Quando arrivò sul mio telefonino quel mattino la notizia della misura cautelare, io non ho esitato neanche un secondo. Ero certo che non poteva aver fatto nulla neanche di vicino a ciò che gli era stato imputato. Anche oggi leggiamo le notizie con una lente non proprio messa a fuoco, perché quando si dice "Giovanni Toti ha patteggiato", io potrei ribattere "La Procura ha patteggiato". C'è del nuovo in questo libro: è la prima volta che un politico critica il suo terreno di gioco".
"Toti ha la grande capacità da giornalista di portare fuori questa storia dai confini geografici e temporali della Liguria e farla diventare una storia nazionale, perché in questa storia ci sono tutti i paradigmi, tutti gli elementi di una disgraziata stagione che ha avvelenato e sta avvelenando l'Italia, che è quella del giustizialismo o della giustizia politica"