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Attualità

Investire in recinzioni per loro è inutile e troppo oneroso, per questo hanno chiesto al Governo una politica di gestione della fauna selvatica diversa, dato che da tempo è una minaccia per coltivazioni e allevamenti
2 minuti e 39 secondi di lettura
di Silvia Isola

ROSSIGLIONE - Cinquanta trattori e cinquecento agricoltori sono scesi in piazza a Rossiglione per dire "basta" alla gestione irresponsabile della fauna selvatica, viste le pesanti conseguenze della peste suina nella zona rossa. Se da una parte, infatti, ci sono gli animalisti che chiedono espressamente di evitare allontanamenti e abbattimenti specie nel territorio cittadino, dove i cinghiali abitano i letti dei fiumi come il Bisagno, dall'altra per chi opera nella filiera dell'agricoltura le misure decise dal decreto del Governo non sono sufficienti, oltre che ostaggio di lentezze burocratiche e sprovviste di adeguate risorse finanziarie. "Con questa manifestazione a Rossiglione abbiamo voluto dimostrare quanto le conseguenze  della peste suina siano gravi per la suinicoltura e per molte altre filiere operative sul territorio", sottolinea Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria. "È un problema a livello nazionale, non solo ligure e piemontese. Le aree interne hanno bisogno di un sostegno continuo. Aspettiamo gli abbattimenti soprattutto nella zona rossa, non è sufficiente fare la recinzione".

"I cinghiali sono troppi, bisogna riportarli ad un numero accettabile"

Da tempo gli agricoltori chiedono una politica nei confronti degli animali selvatici, non solo cinghiali, che minacciano coltivazioni e in alcuni casi anche gli allevamenti. Dal loro osservatorio, investire in recinzioni è inutile e troppo oneroso: anche per questo motivo si è chiesto alle istituzioni che  i 275 chilometri di doppia recinzione per delimitare l’area infetta dalla parte delle autostrade A7 e A26 non devono essere realizzati sottraendo fondi a quelli necessari ai ristori per le aziende danneggiate e che hanno dovuto fronteggiare in precedenza i due anni di pandemia. Ad acuire questa situazione la guerra in Ucraina, che ha portato a rincari insostenibili: il gasolio agricolo necessario per le semine ed il riscaldamento delle serre ha superato gli 1,10 euro al litro, mentre il mais - prodotto strategico per le filiere nazionali dei prodotti zootecnici - è aumentato del 25% si (186 euro/ton).

Peste suina, in Liguria cinghiali presenti 10 volte di più che in Europa. Nuove misure contro il virus

Nel frattempo è stato rilevato un nuovo caso accertato in Liguria a Ronco Scrivia, dopo le analisi effettuate su alcune delle carcasse ritrovate. In totale sono 21 gli ungulati infetti deceduti per colpa dell'epidemia e sono stati ritrovati specialmente nei comuni di Rossiglione, Mignanego, Isola del Cantone, Campo Ligure. A loro si aggiungono le due carcasse ritrovate una a Campomorone e una a Genova. Ma per il momento in Liguria non è previsto l'abbattimento di cinghiali, mentre va avanti quello dei suini destinati alla macellazione, che verrà completato entro le prossime due settimane. Sono stati, invece, risparmiati i suini da compagnia.

Peste suina, entro 2 settimane la fine degli abbattimenti

La Liguria chiede da una parte di poter perimetrare nuovamente la zona rossa, troppo estesa visti i ritrovamenti concentrati nella valle Stura, e di modificare la legge n. 157 del 1992 sulla fauna selvatica e sulla sua gestione. Attualmente le restrizioni per appassionati di trekking, mountain bike e sport outdoor riguardano tutta l'area verde che va da Recco ad Albissola e relativo entroterra, provocando un danno enorme alle attività che si sostengono sul passaggio di persone nei parchi. In Piemonte, invece, si sta mettendo a punto un piano per l'abbattimento di circa 50 mila cinghiali su tutto il territorio regionale, per ripristinare l'equilibrio della fauna selvatica. 

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