GENOVA -"Grazie di tutto perché non ci fate mai sentire soli: ora vi chiedo umilmente se c'è qualcuno che può aiutarci con camion o tir e camionisti che possano portare gli aiuti raccolti in Ucraina".
Padre Vitaly Tarasenko, il cappellano della comunità ucraina della chiesa di Santo Stefano, dopo tredici giorni passati a organizzare gli aiuti al proprio popolo in fuga dalle bombe appare molto stanco, ma non si ferma. "Stiamo cercando di selezionare i profughi che arrivano a Genova scegliendoli fra quelli che hanno familiari e amici in città o in Liguria in grado di offrire la prima accoglienza".
Poi Tarasenko bacchetta la chiesa ortodossa del patriarcato di Mosca, la stessa a cui fa riferimento il tempio di piazza Giorgio, nel centro storico di Genova, dove pregano russi, ma anche ucraini, georgiani, bielorussi e altri ancora: "Devono essere più chiari nel dire con chi stanno, devono dire se condannano l'attacco del governo russo al popolo ucraino perché sino ad oggi non sono stati chiari".
Proprio per invitare Krill, il patriarca a capo della chiesa moscovita a prendere posizione contro il conflitto, i sacerdoti della chiesa ortodossa hanno sottoscritto un appello pubblico.
Nei giorni scorsi Primocanale al proposito aveva ascoltato padre Marian, uno dei due sacerdoti della chiesa ortodossa di piazza San Giorgio, nel centro storico di Genova, che nel parlare della guerra aveva parlato di uno scontro fratricida, "Caino è la Russia, Abele, la vittima, è l'Ucraina".
"Onufri il metropolita di Kiev del patriarcato di Mosca ha condannato la guerra - ha aggiunto padre Marian - e ha chiamato alla difesa del popolo dell'Ucraina. Il patriarcato di Mosca invece ha dato indicazioni già da otto anni di pregare per la pace e che la guerra cessi".
Un appello però non rinnovato con forza da quando la Russia ha invaso l'Ucraina.