GENOVA - "Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che non hanno più voce". Più di 500 persone a Genova per manifestare contro la guerra e il patriarcato. Donne, uomini, giovani, anziani e bambini armati di cartelli e slogan si sono riuniti in occasione della Festa della donna per dire basta alla violenza sul genere femminile e la violenza di genere. Anche Genova diventa così una delle trenta città mobilitate dal movimento transnazionale "Non una di meno". Le attiviste genovesi hanno deciso di portare la protesta in strada, con un corteo per le vie della città che è partito da piazza Caricamento ed è arrivato nel cuore di Genova, in piazza Matteotti.
"Siamo l'opposizione alla guerra, al patriarcato, all’autoritarismo e al militarismo. Siamo il futuro che prevarrà" sono le parole, riprese dal manifesto delle femministe russe, con cui si apre il comunicato dello sciopero e con cui l'organizzazione scesa in piazza ha deciso di iniziare la protesta, tra musica raggaeton e cori. "Siamo donne, persone lgbt*qia+, lavoratrici, disoccupate, delegate sindacali, migranti, sex workers attive nel movimento transnazionale Non Una di Meno. Due anni di pandemia hanno colpito duramente le nostre condizioni di vita e di lavoro e sentiamo il bisogno di dire perché, anche se oggi è più difficile organizzarsi, crediamo che il nostro sciopero contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere - che continua ad aumentare tutti i giorni - sia ancora più urgente. Troviamo insieme modi per farlo: lo sciopero femminista e transfemminista è per tutte e tuttə."
Arrivato in piazza Matteotti, sotto a Palazzo Ducale, le attiviste hanno deciso di rendere propria un'azione che le "sorelle cilene" nelle piazze praticano da anni, sedute a terra in silenzio per poi esplodere in un grido potente di "rabbia e sorellanza". Non solo urla, centinaia di persone hanno agitato in aria i loro mazzi di chiavi per simboleggiare la lotta quotidiana alla violenza di ogni donna.
IL COMMENTO
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