GENOVA-"Adesso servono i giocattoli". È l'appello di Maria, ucraina a Genova da un anno che dall'inizio della guerra insieme alla comunità ucraina di Santo Stefano a Genova si sta dando da fare per accogliere al meglio chi scappa dalla guerra.
Proprio nella chiesa di Santo Stefano, nel centro della città, si sta lavorando per raccogliere beni di prima necessità, vestiti e medicine da mandare in Ucraina. Ieri, l'undicesimo camion è partito da piazzale Kennedy con destinazione Ternopil. Ma le cose ora sono cambiate: nell'abbazia di Santo Stefano oltre 200 bambini sono stati accolti anche grazie alla Caritas Diocesana genovese.
Ucraina, arrivato a Ternopil tir di aiuti: a Genova accolti più di 200 bambini-LA NOTIZIA
"Loro arrivano senza niente, hanno lasciato tutto indietro - spiega Maria, ringraziando per l'aiuto -. Servono giochi, scarpe e vestiti per bambini, ma non solo per quelli molto piccoli, anche per quelli di 8, 9, fino ai 15 anni. Poi sarebbe importante avere delle giacche più leggere, in Ucraina ci sono meno quindici gradi, arrivano qui con giacconi molto pesanti, troppo pesanti per il clima della Liguria e non abbiamo niente da dargli. Quindi si, anche roba più leggera".
"Anche le mascherine - continua -, magari non portate le chirurgiche ma le ffp2 perchè senno non si possono muovere. Anche per le donne, magari qualche scarpa leggera. E poi soprattutto giochi, per tutte le età".
"I bambini arrivano qui da noi e sono tristi, hanno bisogno di svagarsi un po'"
Intanto notti di bombardamenti nei sobborghi di Kiev, dove hanno risuonato le sirene degli allarmi, così come a Leopoli, Cherasky, Charkiv e in altre città. A Leopoli, città dell'ovest ucraino finora considerata relativamente sicura, l'allarme è durato due ore, mai così a lungo.