SAVONA - Il pullman con a bordo 13 cittadini ucraini, di cui due adulti, tre ragazze diciottenni, otto minori tra cui il più piccolo di tre anni, è arrivato in piazza Giulio II a Savona nel primo pomeriggio. Il gruppo, che viaggiava a bordo di un bus di Tpl Linea, è stato accolto dall'assessore Riccardo Viaggi e accompagnato nella Sala Rossa del comune per l'incontro con il primo cittadino Marco Russo. Insieme ai profughi, nel viaggio da Genova a Savona, padre Vitaly Tarasenko. Presenti anche i rappresentanti locali dell'associazione Pokrova.
I profughi verranno ospitati nella struttura La Riviera, già centro covid durante l'emergenza. "Siamo stati contattati da alcuni rappresentanti della comunità ucraina di Genova per accogliere i cittadini di Mariupol, che non sapevano come raggiungere Savona. Abbiamo subito provveduto a inviare un bus attrezzato per il trasferimento" spiegano dal comune di Savona.
"Siete i benvenuti nella nostra città. Arrivate da un luogo che per tutti noi è il simbolo della tragedia e della distruzione. Vi siamo vicini come siamo vicini a tutto il popolo ucraino. A Savona vivono tanti vostri connazionali, persone fortissime che ci fanno sentire tutti vicini, ma il nostro legame è antico e riguarda un gemellaggio iniziato negli anni Ottanta. Rinnoviamo oggi la vicinanza tra le nostre città. Questa unione la ricorderemo anche in futuro per ricostruire ciò che è andato distrutto", ha detto Marco Russo alle famiglie arrivate a Savona.
"Anche noi vogliamo ringraziare Savona. In queste situazioni si capisce davvero chi ha un cuore grande. Noi diciamo sempre: quando hai un male, se lo condividi con un altro diminuisce. Grazie della vostra ospitalità. Abbiamo già vissuto l'accoglienza in Polonia e ora stiamo toccando con mano il vostro sostegno. Siamo qui per salvare le nostre famiglie, il nostro popolo", ha risposto Natalia Mishchenko, nonna di alcuni dei bambini arrivati a Savona. "Grazie davvero. Ora vogliamo solo riposare dopo il lungo viaggio", ha concluso.
Il viaggio da Mariupol a Savona è durato quattro giorni, con tappa a Ternopil in Ucraina e successivamente in Polonia. "Parlo spesso con persone che si sentono tristi perché hanno dovuto lasciare il proprio paese, ma lo fanno per salvare i propri cari. Come avrete notato non sono presenti uomini adulti in questo gruppo, perché sono rimasti tutti in Ucraina a difendere le proprie città. Anche tante donne decidono di restare, nel caso di oggi la nonna ha deciso di accompagnare i suoi nipoti e altri giovani in salvo. Per noi è stata una figura di riferimento molto forte" ha commentato padre Vitaly Tarasenko.