La politica dei dazi avviata da Donald Trump potrebbe avere un impatto significativo sull'economia italiana, ma non è immediatamente chiaro se possa riportare il Paese a una situazione simile a quella degli anni Settanta quando l'Italia beneficiava di una lira svalutata, che favoriva le esportazioni ma aumentava i costi delle importazioni.
L’avvocato genovese Sara Armella, esperta di diritto doganale e presidente della Commissione Dogane a Primocanale inquadra cosa sta succedendo e gli scenari futuri.
"Trump aveva annunciato in caso di elezione un cambiamento radicale e quindi l'introduzione di dazi pesanti anche nei rapporti con Paesi amici, quindi Messico, Canada, ma anche Unione Europea e sta mantenendo questa promessa elettorale perché di giorno in giorno riceviamo l'annuncio di nuovi dazi, di introduzione di nuove misure. In breve, il 12 marzo dovrebbero entrare in vigore nuovi dazi su acciaio e alluminio europei, una decisione da tempo annunciata che sicuramente segna un passaggio molto importante nelle relazioni tra le due sponde anche perché, ricordiamo già, la prima amministrazione Trump aveva adottato misure analoghe, si era veramente scatenata una guerra daziaria che oggi sembra avere proporzioni ancora più ampie. Poi, dal primo di aprile, sono annunciati nuovi dazi cosiddetti reciproci, cioè Trump ha detto che i dazi applicati dall'Unione Europea nei confronti dei prodotti statunitensi riceveranno lo stesso tipo di applicazione sul versante statunitense nei confronti dei prodotti europei"
Le ricadute sull'Italia
I prodotti americani subiranno un aumento dei prezzi: "Nel momento in cui l'Unione Europea adotterà dei controdazi, dei dazi di ritorsione nei confronti degli Stati Uniti - continua Armella - è probabile che alcuni prodotti, come è evidente, incrementeranno il loro costo. Facciamo un esempio, è probabile che nel mese di aprile vengano ripristinati una serie di dazi che erano stati sospesi durante l'amministrazione Biden. Quali sono i prodotti che sono stati interessati da questa sospensione? Ad esempio i prodotti bandiera degli Usa come i jeans Levi's, le motociclette Harley Davidson, il whisky Bourbon e il succo d'arancia".
Si apriranno nuovi mercati per le aziende italiane
"Il prodotto sarà più caro e quindi inevitabilmente ci saranno dei prodotti di nicchia che verranno acquistati comunque perché l'export italiano è basato soprattutto su prodotti di grandissima qualità, quindi può anche darsi che una maggiorazione del prezzo però non ne ostacoli la vendita. E poi un altro aspetto molto importante, ricordiamo sempre che l'Italia è il primo Paese al mondo per diversificazione delle esportazioni, abbiamo una grande capacità di avvicinarci a mercati esteri, negli ultimi mesi sono state molto forti le esportazioni verso determinati Paesi con cui si stanno consolidando le relazioni e quindi guardare con più attenzione ad altri anche mercati".
Le ricadute sulla Liguria
"La Liguria è tra le regioni indicate da diversi studi come quelle che potenzialmente potrebbero essere le più colpite - spiega ancora Armella - sicuramente per via della movimentazione delle merci, certamente i nostri porti così importanti rappresentano un punto di partenza fondamentale per molti prodotti che vanno verso gli Stati Uniti, molta parte della produzione del Nord Italia passa attraverso i porti liguri. Se guardiamo i dati dell'economia ligure, è un'economia che non è molto aperta agli scambi internazionali, lo è percentualmente meno rispetto a quella di altre regioni, però l'interscambio e l'export verso gli Stati Uniti è importante, copre circa un quarto delle nostre esportazioni. Penso alle aziende legate al mondo della nautica, delle imbarcazioni, della cantieristica ma anche il settore chimico, per esempio, alcuni settori specializzati in determinati prodotti di nicchia nel campo dell'acciaio, per esempio, così come anche l'agroalimentare, è fortemente interessato dal mercato statunitense".
I settori italiani più esposti ai dazi americani sono principalmente:
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: Questo settore rappresenta il 39% delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti, con una forte dipendenza dal mercato americano (38,3%)235.
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: Gli autoveicoli e altri mezzi di trasporto costituiscono rispettivamente il 30,7% e il 34% delle esportazioni verso gli USA235.
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: Il settore farmaceutico è altamente esposto, con il 30,7% delle esportazioni dirette verso gli Stati Uniti e una dipendenza del 38,6% dal mercato americano237.
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: Altri settori a rischio includono macchinari e impianti, pelli e calzature, e il settore moda, che rappresentano importanti marchi del "made in Italy" negli USA
IL COMMENTO
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