"Gli assenti hanno sempre torto" recita un vecchio adagio popolare. Mi sono appellato ad esso, in passato, per sostenere che la gran quantità di disertori delle urne non fossero un vero problema. Adesso, però, devo ricredermi. I dati del Lazio e della Lombardia, le due Regioni per cui si è votato domenica e lunedì, sono allarmanti. L'affluenza ha fatto segnare il 37,12% all'ombra del Cupolone e il 41,6% sotto la Madonnina: roba da far tremare i polsi, soprattutto considerando che alle precedenti regionali di cinque anni fa si erano presentati ai seggi, rispettivamente, il 66,4 e il 71% (anche se in contemporanea si votò per le politiche).
La verità è che c'è un Paese che parla con Amadeus, il re del Festival di Sanremo, e non parla più con la politica. La quale dimostra di essere lontana anni luce dai veri problemi delle persone. Il risultato è che i governatori di Lombardia e Lazio amministreranno contando su una fortissima maggioranza di quella che però è una minoranza. Ora il problema si pone davvero per la democrazia e francamente sono risibili le tesi di chi non si allarma pensando a quanto pochi siano, storicamente, gli elettori negli Usa, la più grande democrazia del pianeta. È vero. Con il piccolo particolare che noi non siamo gli americani (il che sovente è pure meglio).
In questo ambito, tuttavia, alcuni messaggi risultano chiari. Il primo: se il centrodestra si presenta unito di regola vince. Non è né banale né scontato. E se il problema dell'astensione si pone anche in Liguria (44 per cento di votanti alle ultime regionali) altrettanto bisogna dire che le elezioni di Lazio e Lombardia suonano come un monito preciso in vista delle Comunali di primavera a Imperia: se il centrodestra saprà compattarsi intorno al candidato più forte è molto probabile che vinca.
Non occorrono sfere di cristallo per dire che questo candidato oggi è proprio il sindaco uscente Claudio Scajola. Non vuole simboli di partito perché ritiene che la gente non li ami (visti i dati sull'astensione si sarà rafforzato nella sua convinzione) e per questa ragione Fratelli d'Italia e Lega sono dell'idea di lasciarlo al suo destino. Forza Italia ancora non si è pronunciata, mentre il governatore Giovanni Toti e il suo movimento hanno già benedetto l'alleanza con Scajola. Come finirà? Ancorché Giorgia Meloni abbia ottenuto con i suoi un ennesimo grande risultato (però non ha sfondato), gli elettori di Lombardia e Lazio si sono espressi anche per quanto riguarda il capoluogo rivierasco: unità, unità, unità.
Del resto la stessa sconfitta del centrosinistra risponde specularmente alla medesima logica: siccome la coalizione continua a dividersi, la sua gente non la vota più. Anzi, a votare non ci va proprio. Gli analisti politici, infatti, ritengono che questa volta l'astensione abbia penalizzato proprio il centrosinistra, mentre in passato era l'altro schieramento a pagarne lo scotto principale.
C'è una questione di proposta politica e di gestione degli schieramenti ai quali nessuno può sottrarsi. O proseguendo sulla strada intrapresa, il centrodestra, o cambiando visibilmente registro, il centrosinistra. Una terza via, almeno al momento, non è data.
Chi vince potrebbe disinteressarsi dell'argomento, non fosse che un domani può perdere. La verità è che la questione riguarda tutti, nessuno escluso. C'è ancora margine per intervenire, ma bisogna fare presto e bene. E non avere il timore di interrogarsi anche sugli aspetti più complicati.
Ad esempio: alla lunga, si può rimanere uniti se una persona non qualsiasi, leggasi Silvio Berlusconi, se ne esce in aperto contrasto con la linea del governo, del suo stesso schieramento, sul posizionamento internazionale dell'Italia? Oppure: se da trent'anni la Lombardia, cioè la regione locomotiva economica d'Italia, viene governata dal centrodestra, per il centrosinistra tutto si può ridurre a quanto abbiamo visto finora?