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Le nostre vite dominate dalle scelte cromatiche, ma va fatto ordine
2 minuti e 18 secondi di lettura
di Eva Perasso

Mai come in questi ultimi anni le nostre vite sono state rappresentate cromaticamente. Le allerte, vento, neve o pioggia, le zone di chiusura e regole dettate dal covid, i semafori del traffico e dei cantieri, i fiocchetti delle giornate nazionali di sensibilizzazione “contro” qualcosa che si susseguono senza sosta ogni giorno dell’anno… In fondo viviamo in un costante mondo arcobaleno dove la pace e la fratellanza c'entrano davvero poco.

E mi sento un po’ come quel personaggio protagonista di un albo illustrato che amavo leggere ai miei figli da bambini, “I colori delle emozioni”, dove il signor Mostro si sveglia a strisce di ogni colore tutto “stralunato e confuso” perché “non riesce a capire cosa gli succede” e si capisce poi che ha “fatto un pasticcio con tutte le emozioni che mischiate insieme non funzionano”.

Qualche settimana fa, mentre cadeva miracolosa la prima neve silenziosamente sulla nostra regione in un giorno sacro e di festa, ho pensato al colore del silenzio.

Vi siete mai chiesti di che colore è il silenzio? Sarà bianco come quei primi fiocchi dell’Immacolata? Sarà rosso come quelle vie deserte a inizio pandemia con le prime chiusure totali? Sarà arancione come i confini tra le nostre regioni quando – forse – lunedì prossimo ricadremo in zona arancione e ci verranno chiuse le opportunità (se non vaccinati) di spostarci da un posto all’altro?

O forse il silenzio sarà rosa pallido come l’esatto attimo dell’attesa e della sospensione prima di scorgere quella linetta (o quelle due linette) sul tampone rapido della farmacia, quando corriamo in questi giorni a verificare se tocca anche a noi il covid dopo il contatto con un positivo?

Di che colore è il vostro silenzio? Io non so rispondere. Ma negli anni dai bambini ho imparato di che colore sono le emozioni. E citando sempre il mio amico signor Mostro, vi racconto la sua visione: le emozioni e i loro colori non si possono mischiare, vanno separate e riposte ognuna nel suo barattolo.

Va, insomma, fatto ordine. C’è l’allegria contagiosa, gialla come il sole. C’è la tristezza tutta blu, che è sempre il rimpianto di qualcosa: lieve come il mare, dolce come i giorni di pioggia. C’è la rabbia tutta rossa che ti infuoca, divampa in te, non riesci a spegnere. C’è il grigio della paura e della vigliaccheria che ci rende piccoli e insignificanti. Poi c’è il verde della calma, lieve come una foglia che si sposta soffiata dal vento. “Se sono tutte in ordine, funzionano meglio”, conclude il signor Mostro.

Chissà che non sia un monito, anche per noi, anche per chi ci governa colorando le nostre vite. Fate piano, con noi, con i colori, con i nostri bambini. Lasciate a noi l’opportunità di scegliere come colorare i nostri silenzi.

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