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di Luca Pallavicini*

Nel nostro Paese, la sanità pubblica è spesso raccontata attraverso due immagini contrapposte: da un lato, un sistema che garantisce cure a tutti, dall’altro, un labirinto di attese, ticket e spese private che spingono sempre più italiani a pagare di tasca propria per una visita o un esame. Ma sappiamo davvero quanto costa ciò che ci viene offerto? E, soprattutto, siamo consapevoli di quanto lo Stato investe per garantire il nostro diritto alla salute?

Oggi, la trasparenza dei costi sanitari non è più solo una questione per tecnici e amministratori, ma un tema che tocca direttamente i cittadini. Con una spesa sanitaria che nel 2023 ha toccato 176,1 miliardi di euro, di cui ben 45,8 miliardi a carico delle famiglie, la rendicontazione dei costi potrebbe diventare uno strumento di consapevolezza e partecipazione attiva.

Quanto spendiamo per curarci davvero?

I numeri parlano chiaro. Oggi, tre euro su quattro della sanità italiana vengono coperti dal Servizio Sanitario Nazionale, mentre il resto grava direttamente sulle tasche dei cittadini. Ma non tutti pagano allo stesso modo. In Lombardia, la spesa sanitaria privata pro capite è di circa 1.000 euro l’anno, mentre in Basilicata scende a 377 euro. Un divario che non è solo economico, ma anche di accesso alle cure: più le strutture pubbliche sono carenti, più i cittadini sono costretti a rivolgersi al privato.
Ancora più preoccupante è un altro dato: 18,1 miliardi di euro all’anno vengono spesi per prestazioni che dovrebbero essere garantite dal SSN. Esami diagnostici, visite specialistiche, fisioterapia: servizi che, sulla carta, il pubblico offre, ma che nei fatti molti italiani preferiscono (o sono costretti) a pagare privatamente per evitare lunghe liste d’attesa.

La domanda sorge spontanea: quanto di ciò che ci spetta davvero è accessibile senza costi aggiuntivi?
E soprattutto, quanto ci costa la mancanza di trasparenza su questi numeri?

Conoscere i costi per dare valore alla sanità pubblica

Immaginiamo un sistema in cui, dopo ogni prestazione, il paziente riceva un resoconto chiaro e dettagliato con: il costo totale della prestazione (esempio: una risonanza magnetica costa 250 euro). Quanto copre il SSN e quanto, eventualmente, il cittadino ha pagato in ticket o privatamente. Un confronto con la media regionale e nazionale, per capire se il costo è in linea con gli standard o se ci sono anomalie. Un meccanismo semplice, ma rivoluzionario. Se oggi molti cittadini percepiscono la sanità pubblica come “gratuita”, un sistema del genere li aiuterebbe a comprendere quanto realmente costa ogni prestazione e quanto lo Stato investe per garantirla.

Oltre a un beneficio culturale, la trasparenza potrebbe avere impatti diretti sulla qualità del servizio: Meno sprechi, più efficienza – L’OCSE stima che rendere visibili i costi potrebbe ridurre del 12-18% gli accessi impropri, evitando esami e visite non necessarie. Cittadini più informati e coinvolti – Sapere quanto costa un servizio sanitario significa poter valutare la qualità delle strutture, segnalare anomalie e partecipare attivamente alle scelte di gestione. Più equità tra le regioni – Conoscere e confrontare i costi tra diverse aree geografiche aiuterebbe a ridurre le disuguaglianze e a migliorare la mobilità sanitaria interregionale.

Un futuro in cui la sanità parla chiaro

Per trasformare questa visione in realtà, servono strumenti concreti.

Cosa Serve, come farlo:

Digitalizzazione:
Integrare la rendicontazione nel Fascicolo Sanitario Elettronico con notifiche sui costi delle cure ricevute.

Formazione:
Sensibilizzare medici e operatori sanitari per migliorare la comunicazione con i pazienti sulla spesa sanitaria.

Standardizzazione:
creare un tariffario unico nazionale per prestazioni pubbliche e private, con aggiornamenti trasparenti.

Monitoraggio:
pubblicare report e dati open-data sulle spese sanitarie per garantire il confronto tra regioni e strutture.

Coinvolgimento:
campagne di informazione per spiegare ai cittadini l’importanza della trasparenza sanitaria.

Se implementata con successo, la rendicontazione sanitaria potrebbe ridurre gli sprechi, migliorare l’efficienza e rafforzare la fiducia nel Servizio Sanitario Nazionale.

Un nuovo patto tra cittadini e sanità

Oggi, la sanità italiana si trova a un bivio. Da una parte, il rischio di un sistema sempre più frammentato, in cui chi può permetterselo si cura meglio e prima. Dall’altra, l’opportunità di costruire un modello più trasparente, equo e partecipato, in cui ogni cittadino sappia esattamente quanto costa ciò che riceve e possa valutare in modo informato le proprie scelte.

Un sistema sanitario basato sulla trasparenza non è solo un bene per lo Stato, che può ottimizzare le risorse, ma anche e soprattutto per i cittadini, che diventano protagonisti della propria salute.

Perché sapere quanto costa curarsi non è solo una questione economica, ma di consapevolezza e di diritti.

Luca Pallavicini, presidente nazionale Confcommercio Salute

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