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Il Papa della "revolucion", del popolo, dei poveri: il ricordo di Mario Paternostro
2 minuti e 41 secondi di lettura
di Mario Paternostro
Il papa incontra i fedeli alla Guardia (Credit: Il cittadino)

E’ morto il Papa? No. E’ morto Francesco. Sì, con quel nome straordinario, simbolo di fratellanza vera non costruita. Il Pontefice di tutti, il Papa della pace vera, Francesco uomo buono con gli occhi che diffondevano amicizia.
Una notizia annunciata se rivediamo le immagini di ieri, quando distrutto dalla sofferenza, senza il respiro a aiutarlo a vivere, ha voluto salutare il suo popolo probabilmente disobbedendo alle raccomandazioni dei medici che avrebbero voluto una convalescenza vera.
Macché, Francesco ha capito che la fine era vicina proprio nel giorno straordinario della Resurrezione e è uscito lo stesso, in piazza a benedire e a raccomandare la pace, l’unità, la generosità e l’accoglienza dei migranti.

Il Papa della revolucion

Primo pontefice sudamericano, è stato un vero papa della “revolucion”, in tutti i sensi, sotto tutti gli aspetti, dalla sua prima apparizione sul balcone di San Pietro il giorno della elezione a sorpresa. “Chi è Bergoglio?” ci siamo chiesti quando nel marzo del 2013 fu scelto per sostituire il primo pontefice che aveva scelto il rito così umano delle dimissioni. Noi modesti cattolici non lo conoscevano. Era un cognome sconosciuto tra quelli che affollavano il Conclave. E è stato una vera rivoluzione. Alla sudamericana.
Non so se negli ambienti curiali sia stato molto amato. Si dice che fosse osteggiato molto, ma per nostra fortuna Francesco è andato avanti percorrendo la strada che aveva annunciato dal balcone.

Il Papa del popolo

Così ha avuto bisogno di pochissimi giorni per diventare una figura “popolare”, addirittura “molto simpatico” e “empatico” anche fra chi non credeva. Ha saputo farsi conoscere e capire in un momento terribile per il mondo che assiste sconcertato alla presa del potere da parte di uomini pericolosi.
Fino alle ultime parole papa Francesco li ha combattuti.
Momento difficile anche per la Chiesa che soffre un calo di fedeli almeno nel mondo Occidentale, un calo delle vocazioni con drammatiche conseguenze per le chiese che chiudono. Ahimé questo fenomeno socialmente rischioso si verifica anche a Genova, soprattutto in quei quartieri più “delicati”, come il centro storico.
Lo hanno definito molto giustamente “il Papa del popolo”, senza retorica. Un Papa che ha saputo utilizzare il linguaggio della contemporaneità con estrema naturalezza, che “andava in televisione” per arrivare con le sue parole a più persone senza rinunciare alla tradizione della Chiesa.

Francesco della Porziuncola

Sarà un Pontefice molto difficile da sostituire, ma dovrà essere una scelta rapida, velocissima, senza tentennamenti perché la pace non può perdersi nei rituali o, peggio, nelle manovre più o meno sotterranee che, spesso, hanno caratterizzato le procedure vaticane.
Ora si muoveranno previsioni e ragionamenti che, per fortuna, in questi ultimi decenni abbiamo visto essere sconfitti da scelte sorprendenti.
Aveva deciso di chiamarsi Francesco, come il nostro santo nazionale, e lo raccontò lui stesso pochi giorni dopo l’elezione, quando un suo “collega” il cardinale Hummes di San Paolo, lo aveva sollecitato a “non dimenticare i poveri”. Quindi il Francesco della Porziuncola era la figura più aderente a questa raccomandazione.
La sua Chiesa è stata “povera” nel senso più umano e trasparente. Ma nonostante i grandi problemi è stata sempre più forte.

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