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di Franco Manzitti

Quando papa Jorge Bergoglio è succeduto con sole cinque votazioni a Ratzinger sulla cattedra di Pietro, dopo le sue clamorose dimissioni, è incominciata nella Chiesa una rivoluzione necessaria. Dopo un papa teologo, probabilmente uno dei più grandi teologi del Novecento e un papa travolgente nella sua missione mondiale, con significati anche politici epocali, come Wojtila, la Chiesa aveva un bisogno fondamentale: farsi ascoltare da un mondo in rivoluzione, in profonda secolarizzazione sopratutto in Occidente e nel Nord del pianeta, dove la sua voce era attutita.

Ratzinger aveva “sistemato” delicate questioni teologiche, Wojtila impresso una visione diversa del rapporto tra la politica e la religione, imponendo il suo ruolo là dove stava cadendo anche per merito suo la Cortina di Ferro, dietro la quale molti cardinali e anche molti preti erano ancora perseguitati.

Il ruolo di Bergoglio era, dunque di trovare un linguaggio nuovo che arrivasse ovunque, che fosse comprensibile non solo per chi studiava la dottrina o misurava i confronti ideologici dal Vaticano. Ecco allora la sua misura semplice, i suoi atti “rivoluzionari” di non abitare nella magnificenza del Vaticano, ma nel collegio di santa Marta, di uscire a comprarsi gli occhiali da solo, di usare le sue scarpe ortopediche e non le pantofole damascate della magnificenza liturgica.

Piccoli segni, ai quali sono seguiti quelli grandi di un'azione missionaria più profonda tra la gente, nelle periferie, chiamate così in senso lato. Ecco allora la rivoluzione nella struttura di vertice del potere vaticano, che era una catena di montaggio di un sistema che portava la Chiesa a chiudersi nei suoi riti e nelle sue celebrazioni, ( e anche nel suo potere terreno) escludendosi dal resto sempre di più.

Ecco la scelta dei cardinali in ogni angolo del mondo e non più solo in Italia e in Occidente, privando della berretta cardinalizia anche la nostra Genova per la prima volta nella Storia. Una “diminutio”, una decapitazione di potere? No una visione più larga del compito della Chiesa nelle grandi mutazioni geopolitiche, dove era necessario far sentire la presenza come una luce che si accendesse dove era buio.

E allora ecco ancora i cardinali nominati nella foresta amazzonica, nelle ultraperiferie asiatiche, nell' Africa, Continente evangelicamente esplosivo, ma sempre un po' lasciato a sè stante. Francesco ha nominato quasi duecento cardinali e solo una ristretta minoranza arrivano da quello che era l'epicentro del cattolicesimo, l'Italia, l'Europa, Roma caput mundi.

Il suo cammino è stato per molti aspetti equivocato sia da un mondo dove era facile leggerne un aspetto politico “di sinistra”, perchè più aperto ai poveri, alle sterminate popolazioni in sofferenza, alla gente marginalizzata da un capitalismo finanziario dirompente, anche dopo la crisi del 2008, tanto che il papa è diventato uno dei leader più apprezzati proprio su quei versanti. Ma la Chiesa non ha mai fatto questi calcoli di schieramento che si sfornano molto restrittivamente sopratutto in Italia. La Chiesa deve avere un altro respiro e lo ha.

Questo respiro lo si è misurato sopratutto nelle quattro Encicliche che Francesco ha scritto a incominciare da “Fratelli tutti”, e fatto diventare delle bandiere fino all'esortazione “Evangelii gaudium”, il cui titolo spiega tutto: la gioia da cercare nelle pagine del Vangelo.....

E questo respiro di ricerca di un coinvolgimento della base cattolica è arrivato al massimo con il lancio del Sinodo, appena concluso e forse un po' deludente, ma sempre nel segno di una ricerca di grande ascolto.

Mentre scoppiavano gli scandali della pedofilia sopratutto nella chiesa, colpendo perfino vescovi e cardinali( e Francesco si inginocchiava a chiedere perdono), mentre la secolarizzazione divorava la pratica religiosa in interi paesi con la caduta delle vocazioni, la ricerca di soluzioni drastiche nella Chiesa stessa con tentativi anche di Scisma, come da parte della Chiesa tedesca, che voleva le donne prete e i preti sposati e Roma rispondeva di no, Francesco ha continuato nella sua strada di una rivoluzione che tenesse insieme, però, i pilastri, del dogma della religione. E allora lo chiamavano conservatore.

Passaggi difficilissimi, come quello della benedizione della coppia gay prima concessa, poi aggiustata con un rito ultra abbreviato.

Ecco perchè oggi è difficile immaginare una successione, con un collegio cardinalizio scelto prevalentemente con la “politica” di Francesco, ma con una parte della Chiesa, in particolare i conser vatori americani del Nord, chiusi nella loro tradizione e la Curia romana, accantonata dalle riforme, che vuole rialzare la testa.

Sarà uno dei Conclavi più difficili della Storia, con due guerre in corso e il mondo rovesciato, anche se poi tutto viene smentito, perchè, come insegna il Catechismo, interviene nella Cappella Sistina, insieme ai 185 cardinali, riuniti intorno alle urne, pronti a far palpitare al mondo con le fumate nere o bianche, lo Spirito Santo.

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