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La lettera di un residente del centro storico genovese
1 minuto e 33 secondi di lettura
di Alberto Scotto*

L'altra sera, alle 19,30, stavo tornando a casa con un amico che abita nel portone di fonte al mio. Dall'eco-punto di vico Indoratori è uscito un signore che molto gentilmente ci ha chiesto, essendo cittadino genovese da poco, dove si buttano i rifiuti di alluminio.

Nel mentre è arrivato un ragazzo vestito da cuoco che si trascinava dietro un grosso bidone. Il "cuoco" ha iniziato a estrarre dal suo bidone pezzi di plastica da cui colavano liquami di cibo e ha iniziato a lanciarli (lanciarli!) sopra il bidone chiuso della plastica.

Alle nostre rimostranze ha replicato dicendo che il bidone era pieno.
Gli ho aperto il bidone facendogli vedere che era mezzo vuoto, aggiungendo che avrebbe dovuto mettere tutto in un sacchetto chiuso e che almeno non doveva lanciare la roba sul bidone vuoto e se trovava giusto quello che stava facendo nei confronti di chi abita e lavora in zona.

Ci ha risposto che se non ci andava bene potevamo cambiare posto, cambiare casa! Cambiare casa!

Questo è il tipico esempio di come alcuni, non pochissimi purtroppo, vedono il centro storico!
Un posto dove tutto è permesso, e se non ti sta bene te ne devi andare.
Se c'è casino e non riesci a dormire ti dicono di mettere i doppi vetri...

Se no, cambia casa!
Se spacciano sotto casa ti dicono che lo spaccio è endemico... lo ha detto persino il Questore precedente!
Se non ti va bene, cambia casa!
Se non ti va bene che lancio la spazzatura, cambia casa!


È proprio questa logica perversa, questo mondo al contrario che combattiamo da anni e che bisogna continuare a combattere.
Menefreghismo, maleducazione e inciviltà impediscono al nostro amato centro storico di diventare un luogo vivibile, un luogo dove lavorare e divertirsi.
Non mi sono mai arreso e anche se alle volte vacillo un po', non mi arrenderò mai.

Alberto Scotto*, abitante e membro del CIV Loggia di Banchi

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