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di Eva Perasso

Tra molta gioia e un pizzico di preoccupazione, il levante genovese si prepara ad accogliere Euroflora dal 23 aprile all'8 maggio. Scrivo da residente del levante, che ogni giorno percorre l'Aurelia, corso Europa, verso e dal centro. Che torna a casa e da questa stagione in poi trova auto di turisti "appese" sotto al suo portone per cercare di raggiungere un posticino al sole e alla sabbia.

E scrivo da chi, come i miei conterranei, già teme che i prossimi giorni saranno una messa cantata con traffico deviato, chiusure del centro di Nervi, code di turisti nei ponti primaverili a caccia di un parcheggio, di un bus, e di qualche scorciatoia - quanto a creuze siamo bravissimi a consigliarle, chiedeteci pure - per arrivare ai parchi di Nervi dopo aver parcheggiato in cima a qualche via che porta verso le frazioni collinari.

Siamo liguri, perdonateci. Siamo fatti così. Siamo in fondo tutti colpiti e segnati da quel che è accaduto e che accade ogni giorno: ogni nuova possibilità di traffico che aumenta è per noi come il sale sulle ferite aperte. Viviamo le autostrade perennemente in coda tra i cantieri. Alziamo gli occhi al cielo dall'Aurelia già a partire da Genova Quarto o magari da Recco mentre scolliniamo dalla Ruta e scrutiamo non tanto l'arrivo delle nubi quanto le sagome colorate dei Tir per capire se sono incolonnati e a che velocità viaggiano.

Dice la teoria del caos che un battito di ali di una farfalla in Cina può essere la causa di un uragano a New York. E questa teoria mi affascina da tempo così tanto che mi sono convinta di una cosa: se incrocio con lo sguardo un mezzo pesante che viaggia lentamente sul viadotto sopra a via del Commercio a Nervi, so che a Pieve Ligure arriverò a fatica e qualcuno, questa sera, mi aspetterà a tavola con un piatto vuoto.

E' un riso amaro, è un riso ligure. Ma siamo fatti così: da domani faremo gli scongiuri e incroceremo le dita sperando di non restare in coda per venire a lavorare o per tornare a casa, ci si alzerà il labbro in un simil ghigno davanti ai turisti che ci chiederanno dove parte la navetta, daremo informazioni e di nascosto andremo a meravigliarci davanti ai parchi fioriti. Ma se ci chiederete come è andata con Euroflora risponderemo: 'un casotto, 15 giorni di inferno!'.

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