GENOVA -Nessuna giustificazione per i ragazzini violenti e vandali che nella notte hanno vandalizzato i locali, ma addentrandoci nelle le camerate del centro dei minori stranieri non accompagnati di vico Bottai, nelle viscere dello storico asilo notturno Massoero, nel centro storico del Molo, non si può non pensare alla tanta, troppa differenza fra questa struttura di "non accoglienza" e il centro modello di Tre Fontane a Montoggio, dove sia stati nei giorni scorsi.
Al netto della polvere bianca spruzzata dai minori a mo' di sfregio svuotando tre estintori, quello che s'intravvede dentro i locali di vico Bottai non sembra un dormitorio degno di questo nome.
Se a Montoggio sembra di essere in un college americano dove tutto è lindo e ordinato, anche grazie alle regole dettate e fatte e rispettare con rigore dai gestori, qui al Molo sembra di essere in un accampamento militare fatto di brandine e niente altro, senza finestre e senz'aria, una camerata dove, racconta chi lo ha visto prima della chiusura, l'afa toglieva il respiro e l'unica aria veniva mossa da un ventilatore.
Stare lì dentro quando fuori c'erano 40 gradi non deve essere stato facile neppure per degli adolescenti magrebini. "Per quello i ragazzi evadevano ogni sera", butta lì ora un abitante.
Uno dei poliziotti che ha avuto occasione di vedere la struttura nei giorni scorsi, non certo "un buonista di sinistra", confida, "così si tengono le bestie, asini e mucche...".
Minori che però non possono essere giustificati per i tanti problemi causati al quartiere. Nessuna attenuante soprattutto per gli scippi di catenine, le rapine e le molestie alle ragazzine.
Gli abitanti del Molo per chiedere l'allontanamento di quei ragazzi violenti e la chiusura del centro di accoglienza hanno creato un comitato e organizzato un'assemblea. E il loro obiettivo lo hanno raggiunto quasi subito: il sindaco Bucci e gli assessori hanno garantito lo smantellamento della struttura entro il 5 settembre per avviare i previsti lavori di ristrutturazione di quel camerone.
Ma ora, una volta messo piedi, quasi per caso, in quel dormitorio vuoto e tutto bianco, fra brandine da campeggio e impianti elettrici pericolosamente posticci, anche qualche abitante lontano dalle telecamere ammette che non immaginava che la struttura fosse così degradata.
Per tutti parla Barbara Perra, portavoce del comitato, che ammette: "Non immaginavamo una fine di questo tipo"
Abitanti che però non dimenticano le serate da incubo vissute a causa di quel centro, e rimangono vigili: "Staremo attenti che i ragazzi non tornino nella zona e cercheremo di fare rete con i comitati degli altri quartieri - spiega ancora Perra - perché quella dei minori stranieri non accompagnati non è un'emergenza del Molo, ma dell'intera Genova e dell'intera Italia".