GENOVA - Proseguono le udienze in Tribunale a Genova per il processo sul crollo di ponte Morandi avvenuto a Genova il 14 agosto 2018 in cui persero la vita 43 persone. Nella giornata di ieri l'uscita di scena dal processo di Autostrade per l'Italia e Spea, la controllata che si occupava delle manutenzioni.
Il collegio, presieduto dal giudice Paolo Lepri, ha deciso infatti che le due società non saranno responsabili civili. Accolte così la richiesta di esclusione su cui la procura aveva espresso parere favorevole. Saranno dunque i singoli indagati e non le società, a rispondere delle conseguenze penali e civili provocate dal crollo del viadotto sul Polcevera. Oggi però durante l'udienza sono attese le repliche delle parti civili inserite nel procedimento. "E' grave, siamo delusi" ha commentato il presidente del Comitato ricordo vittime ponte Morandi Egle Possetti subito dopo la decisione (Guarda qui).
Rabbia e delusione per una decisione che rischia di avere conseguenze dirette sul risultato del processo. Aleggia infatti il rischio che nessuno paghi realmente. Nel 2020 infatti la Banca d'Italia aveva segnalato alla procura un trasferimento di soldi dall'Italia all'estero da parte dell'ex amministratore delegato Giovanni Castellucci e altri ex dirigenti. Operazioni considerate lecite che hanno risvolti.
A processo ci sono 59 persone tra ex dirigenti e tecnici di Autostrade e Spea, ex ed attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato delle opere pubbliche della Liguria. Le due società erano già uscite dal processo come imputate dopo il patteggiamento a circa 30 milioni.
Secondo l'accusa tutti sapevano delle condizioni del ponte ma non sarebbero state fatte le manutenzioni per risparmiare. Nei prossimi giorni finiranno le discussioni dei legali sull'ammissione delle oltre 600 parti civili che hanno chiesto di fare parte del procedimento, Numeri che avevano destato non poca preoccupazione nella procura. "Un processo con 1.228 testimoni che porterebbe a un potenziale di 155mila tra esami e controesami è un processo che non si può fare e non avrà mai fine" aveva detto il pubblico ministero Terrile. Nelle prossime settimane la procura chiuderà le indagini per l'inchiesta sull'incuria delle infrastrutture nata dopo il crollo e riguardante le barriere antirumore difettose, le gallerie non a norma e i falsi report sugli altri viadotti che vede coinvolte 56 persone.