Cronaca

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di Michele Varì

GENOVA -"Nella prima udienza i giudici avevano detto che questo era il processo più importante d'Italia, ma nelle udienze non l'hanno dimostrato, è stata una falsa partenza, gli avvocati della controparte si sentono ancora di vincere questa battaglia aiutati anche dal giudice".

E' un Emmanuel Diaz più duro del solito quello che esce alle 11 dal tribunale di Genova dopo un'udienza lampo della terza giornata di processo sulla tragedia di Ponte Morandi dove fra le 43 vittime c'è anche il fratello Henry: "In aula sentiamo delle richieste che fanno ridere - aggiunge Diaz - richiesta come quelle di ieri che lunedì bisogna iniziare alle 10.30 e non alle 10 perché di lunedì alcuni aerei arrivano più tardi, richiesta come quelle di oggi che si lamentavano dei prezzi degli alberghi, questo non è ancora un processo".

"Stiamo parlando di una catastrofe per una nazione che nessuno potrà dimenticare - aggiunge lo studente colombiano - che nessuno potrà dimenticare per chissà quanti millenni, ma ancora i giudici non hanno capito cosa hanno davanti, nella prima udienza hanno parlato di un processo fondamentale per l'Italia ma ancora oggi si mostrano poco chiari, stiano parlando di quanto emerso nelle udienze preliminari, ma non potevano leggerli prima gli atti e arrivare qui più decisi?".

Diaz poi rincara sulla durata dell'udienza di oggi: "Durata solo un'ora e mezza, hanno parlato pochi avvocati delle parti civili, hanno fatto queste richieste, lunedì si parlerà ancora di parti civili. Vedremo se i giudici decideranno di mostrarci un tono più serio e vediamo cosa dice la procura, non si può accettare che Aspi e Spea possano uscire dal processo visto che sono stati loro i principali beneficiari della loro politica commerciale, ricordiamo che sotto la gestione Castellucci Aspi consegnò ad Atlantia nove miliardi e 200 milioni di dividendi, cifre che non possono passare inosservate, come quelli che sono riusciti a prendere con la vendita".