VENTIMIGLIA - "Schifo, provo schifo a pensare a queste persone e a quello che hanno fatto al mio bambino. Nessun bambino, per nessun motivo al mondo, deve attraversare l'inferno. Ho schifo".
A Primocanale parla Simone, il papà del piccolo massacrato di botte a Ventimiglia dal compagno della nonna materna. Entrambi gli anziani risultano indagati con l'accusa di lesioni gravissime.
"Non sento mia madre da poco dopo la "farsa dell'incidente", qualcosa non mi tornava. L'ultima volta che l'ho vista è stata qui al Gaslini quando è venuta a trovare il mio bimbo. Qualche giorno dopo, il suo compagno ha confessato ma, ripeto, ho chiuso completamente i rapporti quel giorno in ospedale. Provo schifo".
Tutto è accaduto il 19 dicembre scorso quando il bimbo di nome Ryan di appena sei anni e residente a Ventimiglia venne trovato ferito e privo di sensi in strada in via Gallardi, a pochi metri da casa sua. Immediato il soccorso e poi il trasferimento al Gaslini di Genova per le cure. Le indagini sull'accaduto hanno subito fatto sorgere dubbi sul fatto che il piccolo fosse stato investito come raccontato dalla nonna e dal suo compagno che in quelle ore stavano tenendo il bambino.
La procura di Imperia ha aperto il fascicolo d'inchiesta. Il 28 dicembre il compagno della nonna si è costituito raccontando quanto accaduto. Poche ore dopo anche la nonna si è presentata in procura. Ora entrambi sono finiti sul libro degli indagati per le gravissime lesioni causate al bimbo. Secondo quanto trapelato, il piccolo Ryan sarebbe stato aggredito brutalmente per aver disobbedito a un ordine dell'uomo, che gli aveva vietato di entrare in una determinata stanza della casa. Calci, pugni, persino colpi con il bastone di una tenda: Ryan era stato trovato con otto vertebre e un braccio fratturato, lesioni alla milza e un polmone collassato.