CHIAVARI - Dopo gli istruttori del club di canoa, la procura di Genova ha indagato anche i vigili del fuoco per la morte di Andrea Demattei, lo studente di 14 anni rimasto incastrato con la sua canoa nel fiume Entella, a Chiavari, durante una sessione di allenamento.
Un atto dovuto per consentire ai diretti interessati di potere nominare propri consulenti. Stamattina, intanto, gli investigatori hanno fatto un sopralluogo insieme alla polizia scientifica che ha fatto una serie di foto, sia sott'acqua che dall'alto, per ricostruire in 3D il luogo dell'incidente per poi ricostruire con esattezza quanto successo e se vi siano stati degli errori da parte di qualcuno.
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Dopo la morte di Demattei, avvenuta all'ospedale pediatrico Gaslini dove era arrivato in condizioni disperate, il pubblico ministero Francesco Cardona Albini aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo per capire se la canoa fosse in buone condizioni e se fosse idonea alla navigazione nel fiume, se l'allenamento dovesse essere fatto in mare anche alla luce del fatto che due giorni prima c'erano state forti piogge e le acque dell'Entella erano ingrossate e la corrente aveva portato detriti, ma anche sulle modalità di soccorso e su eventuali ritardi o disorganizzazioni.
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Erano stati indagati il rappresentante legale della Shock Wave sport e tre istruttori (assistiti dagli avvocati Silvia Morini e Guido Mottola) per consentire loro di partecipare con un loro consulente all'autopsia. Andrea Demattei è rimasto a lungo in acqua incastrato con la canoa tra pezzi di alberi portati dalla corrente e, secondo quanto risulta finora, la temperatura molto bassa potrebbe essere risultata fatale.
Il ragazzo è stato tenuto con la testa fuori dall'acqua per almeno un'ora dal suo istruttore per non farlo bere, mentre i vigili del fuoco tentavano di liberarlo. Da quanto emerso finora, il giovane è poi andato in arresto cardiaco per ipotermia. Quando è arrivato all'ospedale Gaslini a Genova le sue condizioni erano già disperate. Alla morte, la famiglia aveva acconsentito alla donazione degli organi.
"Niente e nessuno mi restituirà Andrea - ha detto la mamma del piccolo tramite il suo legale, Rachele De Stefanis - ma sapere che la procura sta guardando nella giusta direzione e che le indagini procedono celermente è per me conforto e fonte di speranza".