GENOVA - "Sta emergendo la verità, allucinante, scomoda, ma allo stesso tempo troppo importante, per tutti i cittadini". Così Egle Possetti, presidente del Comitato ricordo vittime ponte Morandi, ai microfoni di Primocanale ha commentato l'andamento del processo per quel 14 agosto 2018, quando il viadotto del Polcevera crollò spezzando la vita di 43 persone.
Ieri l'udienza dove il tecnico dell'impresa subappaltatrice di Autostrade per l'Italia, Preco Alberto Lodigiani, incalzato dall'avvocato della famiglie delle vittime Raffaele Caruso ha svelato già nel 1991 nell'affrontare il progetto del rifacimento della pila 11 del Morandi la ditta titolare dei lavori nel prospettare altri interventi sulle altre parti del viadotto ammalorate aveva ipotizzato nel corso di una riunione con i vertici di Autostrade che era più conveniente abbattere il ponte, piuttosto che investire per mettere in sicurezza le tante parti degradate.
Processo Morandi: già nel 1991 si parlò di abbattere il viadotto - I FATTI
"È una cosa che ci fa male al cuore ma ci rende anche felici. Noi auspichiamo che tutto quello che sta uscendo durante ogni udienza possa servire possa essere confermato in tutti i gradi di giudizio - continua Possetti -. Non saremo tranquilli finche non lo sarà, anche se quello che sta emergendo è cosi grave, così palese, che credo che nessuno potrà mai metterlo a tacere".
C'è comunque paura tra i famigliari delle vittime dopo alcune recenti sentenze che ricordano il filone di ponte Morandi, come quella dell'Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto nel 2017 da una valanga. Furono 29 le vittime fra ospiti e dipendenti. La sentenza ha visto solo cinque condanne, di cui tre per responsabilità legate alla sicurezza stradale e all'agibilità del resort, e 25 assoluzioni.
"Sulla vicenda di Rigopiano, come quella dell'Aquila, non posso che dirci preoccupati. Si parla, soprattutto nel caso dell'Aquila, di imprevedibilità: nel processo per il crollo di ponte Morandi non si può dire che ci fosse imprevedibilità. Già nel 30 anni fa si sapeva che il ponte sarebbe crollato, tutti sappiamo del documento, il risk assestment di Aspi dove c'era chiaramente scritto del rischio del crollo del ponte. Nessuno può dire che ci fosse imprevedibilità", spiega Possetti. "Siamo comunque preoccupati perchè in questo periodo percepiamo che la normativa rispetto alle vittime stia avendo degli arresti importanti, però continuiamo".
E poi il ringraziamento agli altri famigliari, componenti del Comitato che dal 2018 combatte per avere giustizia in nome dei loro cari: "Ognuno di noi vive le cose in modo diverso, c'è chi è più chiuso, c'è chi è più arrabbiato. Ma come comitato ci sorreggiamo nella battaglia, perchè è pesante sotto ogni punto di vista, fisico, psicologico e economico. Insieme siamo veramente una forza".