GENOVA - È arrivato fino al palazzo del Consiglio Regionale il corteo dei lavoratori di Lanza del Vasto, la cooperativa ora in crisi che si occupa di accoglienza, educazione, servizi domiciliari e per l’infanzia con sede a Genova ma che ha tante attività in tutta la Liguria, dove ospita oltre 200 utenti, circa 150 migranti e 70 profughi ucraini: da febbraio gli stipendi non vengono più pagati e sono peggiorate le condizioni degli ospiti delle strutture. "Il servizio dell’area migranti è molto critico - racconta Barbara Ceccarelli, socio lavoratore di Lanza del Vasto e delegata dell’Unione dei Sindacati di Base -. Abbiamo avuto problemi con utenze idriche, pocket money (contributo di 2,50€ dato ai migranti per comprare il cibo, ndr), i vestiti che devono essere forniti all'arrivo e ai cambi di stagione. I colleghi che si occupano di questi servizi stanno facendo i salti mortali per erogare un servizio decoroso per chi è scappato dalle guerre, ha affrontato viaggi difficili e ora ha il diritto ad avere una situazione migliore".
La cooperativa conta 450 soci lavoratori e alcuni dipendenti, che dopo il primo 50% delle spettanze di febbraio non hanno più ricevuto lo stipendio: "Con tutte le nostre famiglie a carico non sappiamo come fare per riuscire ad arrivare in fondo al mese in questa situazione - spiega Ceccarelli -. Abbiamo paura che nei prossimi mesi non arrivi più niente, che non sappiamo come mangiare e anche tutti gli utenti che noi assistiamo si ritrovano completamente scoperti. Siamo disperati sia per noi che per loro".
I sindacati sono stati ricevuti dal prefetto che convocherà la cooperativa, gli enti e i sindacati per dare prospettive e certezze ai lavoratori, e gestire una crisi di cui le ragioni non sono ancora note: "La situazione è grave anche perché dalla dirigenza della cooperativa abbiamo avuto un atteggiamento inaccettabile - racconta Maurizio Rimassa, coordinatore USB lavoro privato -. Non sono chiare le motivazioni di questa crisi, ci sono anche vicende giudiziarie, sicuramente ci sono problemi legati a scelte ed investimenti sbagliati e soprattutto non capiamo cosa la direzione intenda fare per uscire da questa situazione. Teniamo conto che parliamo di servizi essenziali che non possono essere chiusi dall’oggi al domani".