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Cronaca

Il terzo uomo rintracciato nel centro storico ha confermato alla polizia la dinamica riferita dall'assassino
1 minuto e 24 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA - E' morto sul colpo Manuel Di Palo, il trentasettenne centrato da un proiettile esploso martedì pomeriggio dal portuale no vax Filippo Giribaldi, 42 anni, nel sanguinoso regolamento di conti in strada per crak e gelosia che ha gettato nel terrore gli abitanti e i passanti fra piazza della Nunziata e il Carmine.

L'autopsia svolta dal medico legale Ventura nominato dal pm Eugenia Menichetti ha confermato quanto già ipotizzata dalla polizia e dal primo sanitario giunto in via Polleri. All'esame autoptico ha assistito anche il medico legale Marina Tebaldi, perito di parte nominato dall'avvocato Alessio Conti che assiste la famiglia della vittima.

Nelle prossime ore nel carcere di Marassi ci sarà la convalida dell'arresto dell'assassino, bloccato subito dopo l'omicidio dai poliziotti delle volanti coordinati dal primo dirigente Teresa Canessa: Giribaldi ha confessato di avere ucciso perchè frastornato dal consumo di crack e infastidito dalla presenza in casa di una donna per lui molto importante di altri due uomini, anch'essi tossicodipendenti. Oltre alla vittima nella casa c'era un secondo uomo, Massimo, contro cui l'assassino ha esploso il primo colpo e poi sparito nel nulla.
Gli investigatori della squadra mobile diretta dal funzionario Antonino Porcino l'hanno rintracciato nel pomeriggio nei vicolo del centro storico e poi interrogato in questura.

L'uomo, apparso confuso e stanco, ha riferito che Giribaldi sembrava impazzito e ha sparato un colpo di pistola contro un muro per spaventarlo, "poi io ho avvertito Di Palo che era ancora in casa e sono fuggito con il mio cane". 
L'ultimo enigma ancora da chiarire è la pistola: una Beretta calibro 7.65 di cui per ora si ignora la provenienza. L'assassino ha detto di averla trovata nel parco del Peralto. Ma la polizia non gli crede.

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