GENOVA - Continuano i problemi per i pescatori genovesi al mercato ittico della darsena, dove si lavora nonostante le restrizioni legate al porto e rincari legati al tragico mix covid e guerra in Ucraina. L'allerta rimane alta nonostante gli aiuti di governo e Unione europea, con il problema ancora molto lontano dall'essere risolto.
Le telecamere della nostra trasmissione Inchiesta - 5 territori sono andate alla ricerca di chi lavora ogni giorno sul mare su cui si affaccia il centro città.
"Siamo rimasti in pochi, abbiamo due lampare, due strascichi e cinque, al massimo sei barche da tramaglino - spiega Mauro Litrico, pescatore del mercato ittico della Darsena -. Nell'ultimo periodo ci sono stati tanti problemi tra cui il Covid, abbiamo avuto le chiusure, davvero poca vendita. Problemi a cui si aggiungono l'aumento del gasolio, che ci ha letteralmente massacrati, e a cui poi si è aggiunta la scarsità anche delle persone per venire a comprare".
"Noi ci siamo ritrovati con i costi alle stelle, ma fino ad adesso non abbiamo mai alzato nessun prezzo. Ora come ora la situazione è leggermente migliorata, anche se chiaramente abbiamo avuto degli aiuti dalla Comunità Europea e dal Governo. Però, nel frattempo, il prezzo lo abbiamo pagato in contanti. Noi paghiamo subito poi gli aiuti, quando arrivano arrivano. Si usa così".
"Abbiamo tirato a campare per non abbandonare il mestiere, abbiamo aumentato le ore di lavoro - continua Litrico -. Ora ci alziamo alle quattro e finiamo di lavorare alle 20".
"Tante ore di sacrificio in più e siamo riusciti a sopravvivere anche noi, ma non tutti"
E se i pescatori, con sacrificio, sono riusciti a non aumentare i prezzi, così non è stato possibile per chi il pesce lo compra e poi lo lavora, come i ristoratori.
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"Post pandemia ma anche dopo la guerra in Ucraina ci sono stati aumenti su tutti i fronti - racconta Saverio Gramegna, ristoratore lombardo che viaggia per l'Italia facendo piatti di pesce -. Partendo dalle materie prime passando ai costi di produzione per arrivare ai beni di consumo come il packaging. Senza parlare dei trasporti: un mix per cui abbiamo dovuto aumentare anche noi i prezzi dei nostri prodotti di circa il 20%".