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Cronaca

L'avvocato che difese il geometra ucciso dai carabinieri a Roma sottolinea l'importanza dei familiari, sorelle (Ilaria Cucchi) e genitori (Antonella Zarri) per accertare la verità. "Per ora a Genova nessuna omertà"
4 minuti e 33 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA - E' stato scelto perché nel 2018 ha sgretolato il muro di omertà che a Roma poteva insabbiare l'omicidio di Stefano Cucchi da parte dei carabinieri, ma l'avvocato Fabio Anselmo, ingaggiato dalla famiglia di Alberto Scagni, che un anno fa uccise la sorella Alice, casualmente a Genova si è ritrovato faccia a faccia e ancora una volta - a distanza di 5 anni dalla vicenda capitolina - quasi alleato proprio con il vice questore primo dirigente Stefano Signoretti che diresse le indagini nella capitale e le ha coordinate anche qui a Genova per conto della procura per fare chiarezza su eventuali omissioni dei poliziotti delle volanti.

Non sapeva, Anselmo, che Signoretti è da poco stato promosso alla squadra mobile di Roma, ma alla fine della prima udienza su Scagni ha sottolineato che il capo della mobile è stata la garanzia degli accertanti svolti sull'operato degli agenti delle volanti indagati nell'inchiesta bis su eventuali omissioni. Poi Anselmo nel contestare la decisione del giudice della Corte di Assise di Genova Cusatti che relega a ruoli secondari le parti civili, ha ribadito pur senza mai nominare il nome di Stefano Cucchi (la vittima) nè della sorella (Ilaria Cucchi, fra l'altro ora diventata sua compagna nella vita) l'importanza del ruolo delle parti civili.

Importanza confermata mesi scorsi anche nel processo dei processi del crollo di Ponte Morandi dove uno dei testi più importanti che hanno permesso di accertare un filone di indagine nuovo mai intercettato neppure dagli produttivi magistrati dell'accusa è stato l'ingegnere Rugarli, teste del comitato delle famiglie delle 43 vittime ammesso quasi a sorpresa fra le parti sulla tragedia del viadotto.


"Noi siamo una famiglia che purtroppo ha perso due figli - ha spiegato l'avvocato delle famiglie Scagni e Zarri -  e vogliamo solo la verità, siamo una semplice parte, ma quello che io non condivido non è tanto il provvedimento sullo snellimento delle deposizioni, capita sempre e poi tante volte si torna indietro, ma un'affermazione di principio sul fatto che le parti civili, se ho capito bene, abbiano un ruolo vicario, strettamente vicario che non possono interloquire sull'imputazione, non possa provare il fatto e limitarsi a chiedere i danni, se è così, se ho capito bene, adesso leggeremo bene l'ordinanza".


"Se la giurisprudenza italiana la pensasse tutta così tantissimi processi che hanno fatto la storia di questo Paese come quello sulla strage di Bologna non esisterebbero più - ha sottolineato Anselmo - non sarebbero mai esistiti, se fosse da interpretare in questo modo, perché sono numerosi i processi, soprattutto quelli dove abbiamo fatta tanta fatica a trovare la verità (il caso Cucchi è chiaro a che se Anselmo mai nomina la famiglia di Stefano e Ilaria) dove il contributo delle famiglie e dei familiari delle vittime, delle sorelle (Ilaria Cucchi ndr) e genitori è stato fondamentale anche durante il processo e attraverso il loro difensore. Adesso studierò bene quanto è stato detto e se ho capito bene c'è ampia possibilità giurisprudenziale di smentita".

L'avvocato ha poi detto che non ci può opporre, "quello che è stato fatto è stato fatto e io non ho voglia di appesantire questo processo". Poi ha aggiunto: "Noi abbiamo rappresentato una parte civile che cerca la verità e non solo i danni, io credo che sia svilente dire che la parte civile deve solo chiedere i danni, svilente in un sistema processuale dove anche con la riforma Cartabia la giustizia riparatoria entra molto di più di quanto non fosse nel sistema precedente quindi il ruolo della parte civile e delle persone offese diventa importante, se vogliamo il senso della riforma va in senso diametralmente opposto ed è stato già interpretato in senso diverso perché, ribadisco, con questa interpretazione tanti processi importanti di questo Paese non sarebbero mai esistiti".

Lei è stato scelto dalla famiglia Scagni perché si è occupato del caso Cucchi, l'operato della polizia in questa vicenda come le è sembrato?

"Io faccio fatica a giudicare l'operato della polizia, dagli atti che ancora non riusciamo a valutarlo, oggi è emersa una circostanza importante molto correttamente e onestamente messa a verbale da Tallone (uno dei poliziotti ascoltati come testi) il quale rappresenta a mio avviso un dato molto significativo, per quanto mi riguarda, cioè, nell'immediatezza del fatto, quando c'era la perquisizione dell'abitazione, al di là delle condizioni dell'abitazioni, aldilà di tutto, l'imputato era catatonico, in stato confusionale e questo mi pare abbastanza in linea con le emergenze peritali. Noi stiamo parlando di un processo dove l'imputato viene considerato semi infermo per quanto riguarda il fatto, questo non ci chiude la legittimazione a chiedere i danni a Scagni Alberto, ma nel farlo abbiamo anche chiederci perché ha commesso questo reato. Oggi non ho avuto la sensazione di atteggiamenti omertosi però io devo ancora vedere gli atti dell'altro procedimento, per quello che ne sappiamo non abbiamo motivo di dubitare di quelli che hanno effettuato l'indagine, perchè il capo della mobile lo conosciamo bene, lo sapete bene"

Si, rispondiamo noi, ma Stefano Signoretti ora è andato via dalla questura di Genova, è stato promosso a Roma...

"Questo non lo sapevo, non sono aggiornato sui fatti di Genova, ma il dottor Signoretti per il caso Cucchi fece un'indagine meravigliosa (di fatto fu l'uno che riaprì il caso tanto da ricevere un plauso pubblico da parte di Ilaria Cucchi ndr), dunque non ho nessun motivo di dubitare chi ha fatto le indagini. Oggi l'unica cosa che mi rammarica un po' è questo passaggio restrittivo delle parti civili non in linea con le riforme che sono in atto e con sentenze di processi che a detta degli stessi giudici hanno fatto la storia di questo Paese".

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