IMPERIA - Salvatore Aldobrandi, il 73enne accusato dell'omicidio e dell'occultamento del corpo della giovane irachena 21enne Sargonia Dankha, davanti al gip Massimiliano Botti, si è avvalso della facoltà di non rispondere (Leggi qui).
Chiara la linea difensiva del legale Andrea Rovere del foro di Genova che punta prevalentemente sul fatto che ad oggi "non c'è corpo, non c'è l'arma, tutto il resto è discutibile". Dalla Procura di Imperia trapela la notizia che a carico di Aldobrandi ci siano prove schiaccianti come una ciocca di capelli della giovane rinvenuta nel letto di Aldobrandi e delle macchie ematiche rinvenute nella macchina.
"Sono dettagli - ha chiuso Rovere - mi è capitato di seguire un caso di tentato omicidio dove c'erano della tracce ematiche risultate appartenenti al mestruo del cane. Quello che voglio dire è che tutto è ancora da vedere e provare".
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Aldobrandi dal pomeriggio di sabato è rinchiuso nel carcere di Sanremo. All'arrivo in tribunale a Imperia è sceso dal cellulare scortato dagli agenti della penitenziaria. L'interrogatorio che inizialmente si pensava avvenisse in carcere date le condizioni di salute di Aldobrandi è durato una ventina di minuti. Poi Aldobrandi è risalito nel mezzo della penitenziaria che lo ha riaccompagnato a Sanremo.
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Dal 1996 Aldobrandi vive a Sanremo sotto falso nome dopo essersi trasferito dalla Svezia, dove era stato incarcerato per un anno per l'omicidio di Sargonia, 21enne irachena naturalizzata svedese con cui aveva una relazione.