SANREMO - Sarà il 5 luglio a Genova l'udienza in cui si deciderà se Salvatore Aldobrandi, il pizzaiolo ultrasettantenne accusato dell'omicidio di Sargonia Dhanka nel 1995 in Svezia, dovrà rimanere in carcere fino alla fine del processo o potrà tornare a casa.
Il riesame della misura cautelare che ha raggiunto Aldobrandi - si legge sul Secolo XIX - di origini calabresi e arrestato due settimane fa, emesso dal giudice per le indagini preliminari di Imperia Massimiliano Botti su richiesta dei pm della procura, è stato chiesto dalla difesa.
Il giudice ha motivato il provvedimento sottolineando il concreto pericolo di fuga e l'aggressività dell'uomo, confermata anche dai due matrimoni che ha avuto dopo essere rientrato a Sanremo dalla Svezia: Aldobrandi, infatti, avrebbe diverse ex mogli e oltre otto figli tra il paese scandinavo e quello italiano.
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Ma andiamo a ricostruire la vicenda che ha fatto finire in cella Aldobrandi, 45enne all'epoca, che aveva una relazione (definita "violenta" da molti testimoni) con la 21enne irachena e naturalizzata svedese, Sargonia Dhanka. Un rapporto altalenante che sarebbe stato caratterizzato, soprattutto nell'ultimo periodo, dalla gelosia di lui.
Il 13 novembre 1995 Sargonia scompare da Linkoping, Svezia meridionale, cittadina dove la giovane abitava e dove Aldobrandi faceva il pizzaiolo. Aldobrandi finisce subito sotto la lente di ingrandimento della polizia svedese: nell'auto da lui usata e sul suo letto vengono trovate macchie di sangue di Sargonia.
"Aiutami a nascondere un cadavere fatti a pezzi", la confessione, riportata nell'ordinanza svedese e imperiese, che Aldobrandi fece ad un gestore del pub svedese al quale chiese anche in prestito l'auto lo stesso giorno della scomparsa dell'irachena.
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L'uomo, unico indiziato, viene arrestato e portato in carcere, da dove viene scarcerato mesi dopo: la polizia sembra non avere dubbi sulla sua colpevolezza (o almeno così si evince dai giornali svedesi), ma il corpo della giovane non è ancora stato ritrovato e secondo il regime giudiziario svedese senza il ritrovamento di un cadavere o di testimoni diretti non si può accusare di omicidio.
A quel punto l'uomo lascia la Svezia e si crea una nuova vita in Liguria, a Sanremo, dove si risposa (più volte) e ha altri figli.
L'avvocato Rovere contesta, riguardo al provvedimento che ha visto l'arresto e il carcere per l'ormai anziano sanremese, la sussistenza dei requisiti previsti. Per la difesa l'ipotesi di una fuga non sarebbe concreta, esattamente come quella di "rendersi invisibile" e così far perdere le sue tracce.