GENOVA - La procura di Genova ha proposto patteggiamenti a 12 sui 47 imputati nel filone d'inchiesta bis sulle autostrade liguri nato dopo il crollo del ponte Morandi.
In particolare i pubblici ministeri Walter Cotugno e Stefano Puppo hanno proposto pene che vanno dai due anni e quattro mesi ai cinque mesi e 13 giorni.
Si tratta di quelli a cui viene contestato il solo falso. Nel dettaglio sono stati proposti un anno e sei mesi a Carlo Casini (all'epoca responsabile dell'ufficio Spea Utsa di Genova); due anni e quattro mesi per Maurizio Ceneri (all'epoca responsabile dell'ufficio Spea Collaudi e controlli non distruttivi); due anni e due mesi per Francesco Paolo D'Antona (già impiegato tecnico dell'Utsa del Tronco di Bari); due anni e due mesi per Gaetano Di Mundo (ai tempi responsabile del Utsa di Bari); due anni e 20 giorni per Lucio Ferretti Torricelli (responsabile dell'Ufficio strutture di Spea e poi responsabile dell'ufficio Direzione opere) 6 mesi e 4 giorni per Carlo Grazioso Alioto (quale ispettore di opere di Spea Genova). Due anni e 4 mesi per Andrea Indovino (tecnico della Spea alle dipendenze dell'ufficio Opere d'arte); 2 anni e 4 mesi per Gianni Marrone (all'epoca responsabile Aspi del Tronco di Bari); 5 mesi e 13 giorni per Francesco Pesenti (all'epoca ispettore Spea); 2 anni e 20 giorni per Angelandrea Salcuni (quale socio e direttore tecnico della società Alhambra, appaltatrice di Spea delle verifiche di transitabilità sul ponte Paolillo in A16); 5 mesi e 17 giorni per Luigi Vastola (responsabile dell'ufficio Esercizio della direzione di tronco di Bari) e 5 mesi e 17 giorni anche per Bruno Zamberlan (ispettore Utsa di Genova). Archiviato invece il reato di omissione di atti d'ufficio.
Per gli altri imputati nel filone d'inchiesta bis sulle autostrade liguri nato dopo il crollo del ponte Morandi le accuse, a vario titolo, sono di falso, di frode, di attentato alla sicurezza dei trasporti e di crollo colposo.
Tra gli indagati l'ex Ad di Aspi Giovanni Castellucci, gli ex numeri due e tre di Autostrade per l'Italia Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli e Stefano Marigliani, ex direttore di tronco della stessa azienda, tutti imputati al processo sul crollo del viadotto Morandi.
Secondo gli investigatori della Guardia di finanza, coordinati dai pm Stefano Puppo e Walter Cotugno, i tecnici di Spea ammorbidivano i rapporti sullo stato dei ponti per evitare i lavori. Era stato scoperto, inoltre, che le barriere fonoassorbenti montate su alcuni tratti autostradali erano difettose e si erano staccate causando problemi agli automobilisti.
Uno degli indagati aveva anche detto al telefono che erano "attaccate con il Vinavil". Il 30 dicembre 2019 era invece crollata una parte della volta della galleria Bertè, in A26. Si erano staccate quasi due tonnellate di cemento che per fortuna non avevano colpito mezzi in transito. Anche in questo caso per la procura i controlli non venivano fatti in maniera adeguata. Le due società Aspi e Spea sono uscite dall'inchiesta dopo avere patteggiato per questo filone circa un milione.