Cronaca

Il pm ha chiesto invio di atti alla procura: potrebbe essere indagato per falsa testimonianza
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di Michele Varì

GENOVA - Clamoroso al processo di Ponte Morandi: il super teste dell'accusa che ha ha parlato più a lungo, Giampiero Giacardi, torinese ex direttore delle risorse umane di Autostrade per l'Italia, che con oggi ha deposto per quattro udienze, rischia di essere indagato per falsa testimonianza.



E' stato il pubblico ministero Walter Cotugno che dopo la fine della testimonianza ha chiesto in aula che venissero trasferiti gli atti alla procura al fine di valutare l'iscrizione di Giacardi sul registro degli indagati. L'ipotesi potrebbe essere quella di falsa testimonianza.

Giacardi si sarebbe contraddetto smentendo affermazioni che avrebbe riferito in sede di sit, le sommarie informazioni rilasciate agli inquirenti nelle indagini preliminari, e poi in aula, come gli era stato contestato, era apparso molto "accudente" nei confronti dei dipendenti di Aspi. Prima di lui già almeno un altro teste sfilato in aula, Andrea Pancani, responsabile della sorveglianza Utsa di Spea, parlando dei falsi report, era stato segnalato dai pm.

Non solo, per la procura, Giacardi sarebbe anche stato imbeccato da alcuni legali e imputati su quanto dire. Il teste in aula ha ricostruito gli aspetti organizzativi di Autostrade, dall’organigramma societario, ai processi decisionali, dalla pianificazione del budget agli incentivi e i premi ai dirigenti.

Molte domande si sono concentrate sui premi legati agli obiettivi raggiunti.

Secondo l’accusa gli ex vertici e i dirigenti di Aspi e Spea avrebbero risparmiato sui lavori di manutenzione e sugli investimenti in sicurezza per ottimizzare il profitto anche attraverso gli incentivi ricevuti in cambio di risparmi sul budget.

Una ricostruzione contestata da Giacardi: "La riduzione dei costi non è mai stata indicata come obiettivo" e "che nel sistema retributivo bisognava prendere in considerazione più voci frutto di una programmazione pluriennale".

Ieri Giacardi aveva detto che "la rete autostradale non può essere considerata un luogo di lavoro. Perché è percorsa anche dagli utenti che transitano con i propri mezzi". La procura è invece convinta che sia un luogo di lavoro perché vi passano quotidianamente dipendenti addetti alle manutenzioni e che lungo la rete svolgono il proprio lavoro.

Oggi è stata risentita anche un'altra teste, Maria Pia Repetto, ingegnere e insegnante del dipartimento di ingegneria civile, chimica e ambientale dell'ateneo genovese a cui Aspi e Spea chiesero di vedere il progetto di retrofitting (i rinforzi alle pile 9 e 10). "A una riunione Emanuele De Angelis (uno degli imputati, ndr) ci parlò del vuoto degli stralli legati a difetti in fase costruttiva. Ma forse era riferito in termini generali. Noi non leggemmo a fondo i documenti e gli allegati all'elaborato. A una lettura sommaria vidi che negli allegati c'erano riferimenti a prove conoscitive riferite a stati di degrado e corrosione".

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