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Cronaca

Il ragazzo intendeva lavorare con un rivale: i due assassini incastrati dalle celle telefoniche e dalle telecamere. La confusa difesa del gestore arrestato: "Mahmoud è morto cadendo sul coltello"
3 minuti e 5 secondi di lettura
di Michele Varì
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GENOVA -Ha pagato con la vita l'essere il più bravo della barberia di via Merano (foto in alto al centro), il più brillante, quello che scherzava con tutti e aveva un sorriso e una parola per ogni cliente, in arabo ma anche in italiano.

Mahmoud Abdalla, egiziano di appena diciannove anni, è stato ucciso e decapitato dai suoi assassini proprio perché lui era la star del negozio e aveva deciso di lasciarli. A fare infuriare il gestore della barberia, come appurato dai carabinieri titolari delle indagini, anche scoprire che stava per andare a lavorare con la concorrenza, in un negozio gestito da marocchini a Pegli, poco lontano dalla loro barberia di via Merano, a due passi dalla Fincantieri di Sestri Ponente.

Non solo: il ragazzo aveva anche intenzione di denunciarli per le retribuzioni ricevute, a suo dire, non adeguate e non corrette.

Così domenica 23 luglio, Mahamed Ali Abdelghani, detto "Tito", il gestore del negozio, e Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel, "Bob", fratello del proprietario, poco più che ventenni, egiziani come Abdalla, hanno teso un agguato al ragazzo nella casa di via Vado 40 (foto in alto a destra i sigilli posti dai carabinieri sulla porta), un locale modesto poco lontano dalla barberia dove i lavoranti riposavano nelle pause o alloggiavano in cambio di 50 euro al mese.

Lì dopo l'ennesima lite Tito e Bob hanno accoltellato a morte il ragazzo, il traditore, poi hanno escogitato uno strampalato quanto macabro piano per disfarsi del cadavere. Infilando il corpo in un valigione e trasferendolo a bordo di un taxi sino a Chiavari, nel retro dell'altro negozio che gestiscono nella centralissima corso Dante (foto in basso a sinistra e al centro). Il tassista quando si è accorto che la valigia era molto pesante aveva invitato i due clienti a metterla direttamente nel bagagliaio.

Una volta arrivati a Chiavari i due egiziani hanno atteso le tre di notte per disfarsi del corpo, trascinato in un sacco sino alla foce dell'Entella (foto in basso a destra). Quindi sulla spiaggia il macabro scempio del corpo nel goffo tentativo di rinviarne l'identificazione: il taglio della testa e delle mani, poi hanno gettato tutto in mare. Mare che però nel giro di poche ore, complice lo scirocco, ha restituito le mani, lì, a Chiavari, il corpo al largo di Santa Margherita.

Le indagini dei carabinieri dei nuclei operativi del comando provinciale e delle compagnie di Chiavari e di Santa Margherita sono partite dalle celle telefoniche del telefono di Abdalla che li ha condotti sino in via Vado, nella casa del delitto, e ha poi restituito gli ultimi messaggi inviati ai suoi carnefici.

La conferma della folle notte dei due egiziani assassini è arrivata dalle sofisticate immagini delle telecamere di Chiavari che li inquadrano mentre trascinano la valigia con il cadavere sino alla foce dell'Entella e anche mentre tornano verso il negozio con la valigia evidentemente priva di peso. Confuso anche il tentativo di difesa in Tribunale dei due, che di fronte ai carabinieri e al magistrato Daniela Pischetola si sono accusati a vicenda sia del delitto che dello smembramento del cadavere.

Bob ha detto che a uccidere e mutilare il cadavere è stato Tito che lo avrebbe anche minacciato di morte se avesse raccontato quanto accaduto. Tito a sua volta ha riferito che la lite è divampata fra Bob e Mahmoud che ha afferrato un coltello, "io mi sono ferito nel tentativo di disarmare Mahmoud, poi lui cadendo si è procurato la ferita che lo ha ucciso".

Per ultimo un particolare molto significativo: i due negozi di Sestri Ponente e di Chiavari oggi erano regolarmente aperti. Nessuna chiusura in segno di lutto  e di rispetto nei confronti dell'ex dipendente ammazzato e straziato in modo così brutale dal gestore e da un altro responsabile delle due barberie.

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