GENOVA - È stata un'importante e sofisticata attività di indagine coordinata dal pm Daniela Pischetola della procura di Genova a portare i carabinieri ai presunti responsabili dell'omicidio di Mahmoud Abdalla, parrucchiere in erba di 19anni egiziano arrivato in Italia su di un barcone e dello smembramento del suo cadavere.
Oltre alla grande conoscenza del territorio, sono stati i dati forniti dalle celle telefoniche incrociati con l'analisi delle immagini delle videocamere di sorveglianza a portare all'arresto dei due cittadini egiziani 'Bob' Abdelwahab e 'Tito' Abdelghani. Tra i tanti passaggi che dimostrano l'accuratezza delle indagini quello relativo alla valigia scura "di grandi dimensioni" che la video sorveglianza mostra esser "portata sollevata e caricata sulle spalle: dalla posizione si evince che esso è molto pesante e non viene ragionevolmente trascinato con l'ausilio delle sue ruote per non fare rumore" Sono le 3:07 del mattino.
La videosorveglianza li 'segue' fino alla pista ciclabile lungo la sponda destra del fiume Entella poi, non essendoci più telecamere, i due scompaiono per ricomparire dopo 49 minuti. Dal punto dell'ultima ripresa alle 3:07 al luogo dove è stata trovata la prima mano mozzata c'è una distanza di circa 160 metri.
Al ritorno, annotano gli investigatori, i due vengono 'riagganciati' dalla telecamera alle 4:10. La valigia viene trasportata, a differenza del viaggio d'andata, con facilità: le immagini mostrano gli indagati mentre trasportano con cautela la valigia sollevata oltre il cancelletto pedonale, evidentemente per rientrare nella barberia. Anche in questa occasione la valigia viene tenuta sollevata per limitare i rumori, ma la posizione con cui viene sorretta dagli indagati (ben lontana dal baricentro e con un solo arto disteso), consente di apprezzare come essa fosse, a quel punto, decisamente più leggera.
IL COMMENTO
Un respiro per non dimenticare, ecco perché Breathe ci può aiutare
Blazquez, basta mezze parole: è il momento di dire tutta la verità