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Cronaca

Il prossimo 8 novembre verranno ascoltati i familiari della giovane vittima Sargonia Dankha
1 minuto e 2 secondi di lettura
di Alessandra Boero
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SANREMO - "Se l'avessi fatto l'omicidio, me lo ricorderei sicuramente ma, siccome non l'ho fatto". Sono le frasi di Salvatore Aldobrandi - il 73enne arrestato a Sanremo perché accusato dell'omicidio di Sargonia Dankha avvenuto in Svezia di 28 anni fa  riportate dal suo avvocato Andrea Rovere, presente oggi in aula.

Un processo che ha visto la partecipazione, oltre che dei pm Maria Paola Maralli e Matteo Gobbi, (che hanno chiesto l'integrazione del capo di imputazione con la recidiva reiterata specifica recidiva specifica infraquinquennale dovuta a due condanne, antecedenti l'omicidio, per violenza sessuale e maltrattamenti), anche dei familiari della giovane Sargonia- il cui corpo non è mai stato trovato - Ghriba Shabo e Ninos Dankha, rispettivamente mamma e fratello che, durante l'udienza, volutamente non hanno mai voluto incrociare lo sguardo con quello di Aldobrandi. 

"Vederlo - ha detto Gribha - mi ha completamente distrutto, sconvolto. Non smetterò mai di lottare; voglio sapere cosa ha fatto".

"Mia sorella - ha aggiunto Ninos - era la persona più socielvole e amichevole che io abbia mia incontrato. Non voglio guardare quell'uomo (Aldobrandi n.d.r.) negli occhi: voglio giustizia".

Difesi dall'avvocato Francesco Rubino, la mamma e il fratello di Sargonia verranno ascoltati il prossimo 8 novembre

 

 

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