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Cronaca

E' rimasto intatto l'ufficio del prete di strada: oggi alle celebrazioni per i 53 anni della nascita della comunità di San Benedetto al Porto c'era don Matteo Ferrari, il cappellano della Ong Mediterranea
2 minuti e 6 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA - Dieci anni e mezzo dopo la sua morte avvenuta il 22 maggio del 2013 nessuno ha osato toccare lo studio di don Andrea Gallo, il prete di strada fondatore della comunità San Benedetto. L'ufficio del don partigiano di Campo Ligure viene usato dal nuovo parroco della parrocchia della SS. Trinità e di San Benedetto, don Claudio, ma nessuno ha osato cambiare o spostare gli arredi, la poltrona dove leggeva e studiava "il Gallo", i quadri appesi alle pareti, i cimeli, i libri, quelli sulle religioni, sulla storia di Genova, compreso una collezione su De Andrè, il suo portasigari, la sua sedia,  le foto dell'anziana madre, un busto di Gesù, un portafiori dell'amata Valtellina, e poi i rosari, la bibbia, le sue matite colorate, i crocifissi in legno. Si racconta che lo studio, di fatto un museo vissuto, sarebbe dovuto essere usato dalla Rai come set di una serie televisiva su don Gallo, ma la premier Meloni, stando ancora ai si dice, avrebbe bloccato questo progetto sul prete "comunista" che aiutava tutti.

Oggi siamo riusciti a entrare nello studio di don Andrea grazie alle celebrazioni per 53 anni di vita della comunità, ora rappresentata da Domenico Chionetti, un evento festeggiato con un pranzo a cui ha preso parte gli altri don Mattia Ferrari, il cappellano della Ong Mediterranea, di Modena ma al lavoro a Roma, troppo giovane per avere conosciuto don Gallo, ma con la voglia di servire la chiesa, proprio come Andrea Gallo, al servizio degli ultimi, gli emarginati, ieri i tossicodipendenti, oggi i migranti che scappano da guerre e fame.

Domenico Chionetti poi commenta la tragedia del senegalese che viveva per strada stroncato dal freddo davanti alla stazione Principe: "La sua storia che ci racconta come funziona il Paese e le politiche dell'abitare e i servizi sociali e la mancanza degli alloggi, come giustamente ha detto don Giacomo Martino che continua a dire che servirebbero più dormitori, serve un sistema di servizi pubblici al servizio dei più fragili. Oggi le emergenze sono a 360 gradi, l'impoverimento, le difficoltà che tutti noi abbiamo, dalle dipendenze al recupero dello spreco alimentare, e vanno affrontate facendo rete, noi siamo un piccolo tassello in una città dove due persone su tre hanno 65 anni, dunque una città  che è molto anziana e molto più fragile. Chionetti poi ricorda la figura di don Andrea Gallo: "Manca moltissimo perché la sua figura era unica, imprescindibile, perché aveva la capacità irrompere nel dibattito anche politico, manca tantissimo e dobbiamo farcene carico tutti insieme.

 

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