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Il ricordo del suo storico portavoce e le sue tante provocazioni: Dallo spinello, ai trans, a De Andrè in chiesa
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di Eva Perasso

10 anni fa - era il 22 maggio 2013 - moriva Don Andrea Gallo, prete di strada, degli ultimi. Lascia una grande eredità, a partire dalla Comunità di San Benedetto che fondò nel 1975 e che è tuttora impegnata nel curare e reinserire gli emarginati, nel lottare contro le dipendenze, anche in accordo con la Asl.

Lo racconta a Primocanale il suo storico portavoce, Domenico Chionetti, responsabile comunicazione Associazione Comunità San Benedetto al Porto, citando le parole che Vasco Rossi ha dedicato al Don in questa giornata di ricordo: "A Genova la sua comunità resiste e tiene alti i propri valori, sono sempre stato a favore dell'idea delle comunità aperte, che lasciano ogni giorno all'individuo la possibilità di scegliere se andare o restare, e di non giudizio, che dà a chiunque e sempre la possibilità di riscatto. Don Gallo era speciale, la sua energia era contagiosa, aveva quella genovesità che crea ponti e non muri".

Racconta Chionetti: "Le sue provocazioni erano sempre volte a far riflettere, dal calendario che riguarda i lavori che i trans avrebbero voluto poter fare invece di prostituirsi - stiamo parlando degli anni Sessanta e Settanta, così come la provocazione relativa allo spinello, che era anche finto (ne fumò uno davanti al comune di Genova nel 2006), voleva far riflettere sulla non regolamentazione delle droghe leggere che erano un incentivo alle narcomafie". Non solo queste: era il prete in chiesa con una copia del Manifesto sotto al braccio, ma anche quello che cantò De Andrè durante la Messa, rendendo Vangelo i testi delle sue canzoni. 

Don Gallo era nato nel luglio 1928 a Campo Ligure. Prima il noviziato a Varazze, poi gli studi romani e a seguire la missione in Brasile, da dove tornò per contrasti con il regime del Paese. Venne ordinato sacerdote nel 1959, fu cappellano della nave scuola della Garaventa, riformatorio per minori, ma lasciò poi i salesiani dopo aver cercato di cambiare i metodi educativi. Venne poi nominato vice parroco al Carmine, dove restò a lungo, e dove lo scorso 3 maggio Monsignor Tasca ha officiato una messa in suo onore in una chiesa gremita. Al Carmine restò fino al 1970, poi allontanato dal Cardinale Siri. Fino all'arrivo nella sua San Benedetto, e la fondazione della Comunità nel 1975.

Il ghetto di Genova ha una piazza a lui dedicata, inaugurato l'anno dopo la sua morte, nel giorno del suo compleanno. Ma i ricordi si susseguono, da parte di chi l'ha conosciuto o l'ha semplicemente sentito in televisione. Per Chionetti uno dei ricordi più forti è "il suo gesto entrando a S. Benedetto di voltarsi sempre verso Maria per ringraziare, proprio perché fu accolto da Don Federico Rebora e proprio grazie alla sua accoglienza è stato possibile fondare la sua comunità".

La sua comunità lo ricorda oggi con una Messa alle 18, mentre il programma di festa, per rispetto nei confronti della popolazione dell'Emilia Romagna, è stata posticipata. A luglio invece sono previsti momenti di festa a lui dedicati: #vivadongallo è l'hashtag che permette a tutti di ricordarlo in Rete.

 

(immagine da sanbenedetto.org)

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