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Cronaca

Ancora problemi con le notifiche agli avvocati. Quattro filoni di indagine su falsi report, gallerie, viadotti e barriere antirumore nati dopo l'inchiesta sulla strage del 14 agosto 2018 costata la vita a 43 persone. Da decidere quali parti civili accettare
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di Michele Varì

GENOVA -Sarà di nuovo rinviato il processo sul Morandi Bis già rinviato  lo scorso novembre per errori di notifiche a cinque indagati e programmato per oggi, 21 dicembre, davanti al giudice Matteo Lippini.

La nuova data ipotizzata per l'udienza preliminare è quella del 18 febbraio. Si tratta del  il processo che vede indagate 47 persone fra le quali ci sono i vertici di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci, Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli.

Il motivo del secondo rinvio nel giro di poco più di un mese sarebbero ancora le notifiche agli avvocati degli indagati, non ancora completate.

L'indagine, denominata Morandi bis, è partita dall'indagine sulla tragedia del 2018 e riguarda i presunti falsi report sullo stato dei viadotti, le barriere antirumore pericolose, il crollo della galleria Bertè in A26 (30 dicembre 2019) e il mancato rispetto delle norme europee per la sicurezza nei tunnel.

Per evitare un altro maxi processo per 12 indagati la procura aveva proposto il patteggiamento, ma solo uno, un geometra savonese di Aspi, avrebbe accettato già alla prima udienza di novembre rinviata a novembre. I patteggiamenti proposti andavano da 5 mesi ai 2 anni e quattro mesi e, sotto i due anni, gli imputati potevano usufruire della sospensione condizionale della pena. Gli imputati che potranno patteggiare sono quelli che sono accusati solo di falso, perché hanno materialmente falsificato alcuni report ed erano a conoscenza che determinati controlli non erano in realtà stati eseguiti.

Le accuse per gli indagati, a vario titolo, oltre al falso, frode, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo colposo.

Fra gli indagati di Aspi, come detto, ci sono l'ex Ad Giovanni Castellucci, gli ex numeri due e tre Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli e Stefano Marigliani, ex direttore del tronco genovese, tutti imputati anche al processo sul crollo del viadotto Morandi. Archiviato il reato di omissione di atti d'ufficio.

Il giudice Lippini nell'udienza a porte chiuse di oggi avrebbe dovuto anche decidere quali parti civili accettare nel processo: fra i soggetti che proveranno ad esserci anche il Comune di Genova (rappresentato dall'avvocato Alessandra Mereu), alcune associazioni, Cgil e Uil (avvocato Carlo Golda) e il Comitato familiari vittime del Morandi le cui istanze saranno spiegate dall'avvocato Raffale Caruso, che però a differenza del processo principale, si costituirà solo per i fatti avvenuti dopo il novembre 2018, data di nascita del comitato.

Secondo gli investigatori della Guardia di finanza che hanno svolto le indagini con il coordinamento del procuratore aggiunto Francesco Pinto e i due aggiunti Stefano Puppo e Walter Cotugno, i tecnici di Spea ammorbidivano i rapporti sullo stato dei ponti per evitare i lavori. Era stato scoperto, inoltre, che le barriere fonoassorbenti montate su alcuni tratti autostradali erano difettose e si erano staccate causando problemi agli automobilisti. Uno degli indagati aveva anche detto al telefono che erano "attaccate con il Vinavil".
Un altro filone d'indagine è stato avviato il 30 dicembre 2019 con il crollo di una parte della volta della galleria Bertè, in A26. Quasi due tonnellate di cemento che per fortuna non avevano colpito mezzi in transito. Anche in questo caso per la procura i controlli non venivano fatti in maniera adeguata.
Le due società Aspi e Spea sono uscite dall'inchiesta bis dopo avere pagato un milione di euro.

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