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Cronaca

A bordo ci sono 33 minori di cui almeno una trentina sono non accompagnati. Due bambine, una di 3 e una di 8 anni
1 minuto e 45 secondi di lettura
di Aurora Bottino

GENOVA - Centosessantacinque. È il numero di profughi sbarcati dalla Geo Barents a Genova dopo un lungo viaggio, iniziato con il salvataggio di un centinaio di persone a largo della costa africana. La nave della Ong medici senza frontiere mentre sotto la direttiva del governo italiano si dirigeva verso Civitavecchia, poi cambiato in Genova, si è imbattuta in 11 cadaveri e poi ancora un altro gommone pieno di persone. I deceduti in mare erano Tutti uomini, in acqua forse da settimane.

Per questo all'arrivo a ponte Doria, prima di iniziare le operazioni di sbarco, è stato srotolato uno striscione composto da sacchi bianchi per cadaveri. Sopra il messaggio: "Europa, quanti altri ancora?" e poi undici giubbotti di salvataggio, come i corpi recuperati in mare e poi portati a Lampedusa.

Nel pomeriggio di sabato scorso l'imbarcazione, in accordo con le autorità italiane, ha provveduto al trasbordo dei cadaveri su una motovedetta della Guardia costiera nei pressi di Lampedusa. 

Alle 12 poi è scesa la prima dei 165: una donna, giovane, accompagnata dall'equipaggio perché impossibilitata a camminare, subito trasportata in ospedale e poi, in braccio a una donna la figlia, una bimba di 3 anni.

Tra i migranti salvati dalle onde 33 minori, di cui almeno una trentina non accompagnati tra cui due bambine. Diverse le donne, anche incinte. Le operazioni di sbarco sono durate diverse ore. Dei 165 a Genova resterà una minorenne non accompagnata, che sarà presa in carico dai servizi sociali del Comune e inserita in una struttura protetta. Gli altri migranti sono stati invece accompagnati sui pullman partiti con direzione Emilia Romagna e Veneto, dove verranno affidate ad altre strutture.

A Ponte Doria presenti anche il vescovo di Savona, Calogero Marino, insieme al responsabile ligure e al direttore generale di Migrantes, Don Giacomo Martino, il monsignor Paolo Felicolo e Andrea Chiappori di Sant'Egidio. 

"Vogliamo essere segno di attesa e benvenuto per questi fratelli e sorelle sbarcati da morte certa”. Nel pomeriggio è stata portata la focaccia all'equipaggio. 

 

 

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