GENOVA - "Il ponte Morandi era una bomba ad orologeria". Sono i pm nel corso del processo in corso in Tribunale a Genova a ribadire quanto fosse grave la situazione del viadotto Polcevera crollato il 14 agosto 2018 portando alla morte 43 persone (Leggi qui).
Più volte il senatore Maurizio Rossi ha ribadito negli anni il rischio che correva il Morandi. Interrogazioni su interrogazioni già a partire dal 2015 rimaste inascoltate (leggi qui). "La cosa strana è che da senatore della Repubblica e membro della commissione Trasporti nessuno mi ha risposto, le interrogazioni fatte al ministro Delrio sono sempre rimaste senza risposta. In commissione gli atti di Autostrade erano secretati, noi non potevamo leggere il contratto tra Stato e Autostrade" spiega Rossi.
Il senatore poi analizza la questione dei controlli sul ponte nel dettaglio: "I controlli fino a una certa data erano fatti da Anas, poi la stessa Anas è diventata azionista di Autostrade ed è stata esclusa per conflitto di interesse. A quel punto è stato varato un fantomatico ufficio all'interno del ministero che però non è mai partito. Pensate che chi doveva controllare a sue spese doveva partire da Roma, arrivare a Genova, soggiornare in città e quindi rientrare nella Capitale e solo in un secondo momento ottenere il rimborso delle spese sostenute. Secondo me è stato un sistema organizzato per rendere complicato qualsiasi tipo di controllo. Su Autostrade non si dovevano dare risposte, era un ordine di scuderia ed è stato cosi" conclude Rossi.
Ma è quello che emerge dalla stanza del tribunale che segna il come e il perché della tragedia di tre anni e mezzo fa. Emmanuel Diaz che nel crollo ha perso il fratello Henry racconta: "Abbiamo sempre più elementi per dire che Aspi e Spea sono la stessa cosa, seguivano le stesse logiche, facevano le stesse azioni per ottenere il massimo profitto sulla rete autostradale. La verità che i pm stanno plasmando è scomoda per tante persone e per la politica che non so per quanto tempo potrà ancora fare finta di nulla. Ci sono elementi cosi devastanti e gravi che diventano sconcertanti per tutti".
Sono le carte a raccontare di una mancanza di manutenzione totale che ha causato il crollo. I pm hanno detto nei loro atti che 'la vita per Aspi costava poco' - spiega ancora Diaz - Da troppo tempo conoscevano il degrado del Morandi. Se quest'opera fosse stata manutenuta sarebbe rimasta in piedi. Il ponte è crollato perché non è stata fatta la manutenzione. La mancanza di organizzazione è stata gravissima" commenta Diaz.
"Sta emergendo una realtà che ci siamo detti tante volte e che potevamo immaginare - spiega Egle Possetti, portavoce del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi -. Da un lato questo mi fa essere serena, quello che tutto noi abbiamo pensato è provato nella documentazione, sono con le spalle al muro". Le udienze vanno avanti e nelle prossime ore il pubblico ministero Walter Cotugno chiederà il rinvio a giudizio per i 59 imputati.