GENOVA - Un sospiro di sollievo. Così i familiari delle 43 vittime di ponte Morandi hanno accolto la richiesta di rinvio a giudizio dei 59 imputati per la tragedia del crollo del viadotto Polcevera avvenuta il 14 agosto del 2018. Paola Vicini quel giorno ha perso il figlio Mirko. Ora la fase delle udienze sta andando avanti spedita.
"Sono state giornate molto pesanti, è arrivata la conferma di quello che tutti sapevano. Un sospiro di sollievo perché è stato riconosciuto che tutti sono responsabili, nessuno escluso - spiega ancora Vicini -. La catena di comando toccava tutti, chi più chi meno. I capi di imputazione sono veramente pesanti ora speriamo che anche le pene siano veramente pesanti". Oggi la dodicesima udienza in Tribunale a Genova. Un'altra giornata fondamentale nel percorso per arrivare alla giustizia. I difensori degli imputati proveranno infatti a smontare le accuse.
"I pubblici ministeri ci hanno dato la dimostrazione che le persone uccise il 14 agosto non sono state silenziate - spiega Emmanuel Diaz, fratello di Henry una delle 43 vittime -. Non mi aspetto delle carezze da queste persone, queste persone sono predisposte a confondere la luna con il sole pur di avere un vantaggio. Ci sono tantissime prove su di loro. Castellucci e gli altri vertici di Aspi e Spea sono già state definitive come persone prive di scrupoli. Ricordiamo che loro proponevano la ricusazione del gup e la ricusazione non c'è stata. Vogliono venire ancora a ingannare per convincerci di cosa?" conclude Diaz riferendosi alla difesa che porteranno in Tribunale a Genova gli avvocati degli imputati.
Intanto dai familiari delle vittime arriva un messaggio di attenzione a tutto il mondo mediatico. "Di tutto quanto sta emergendo in questa fase, a livello mediatico nazionale, pare essere calato il silenzio, ci sono elementi importanti ed incontrovertibili che sono emersi, che ovviamente dovranno passare il vaglio processuale, ma gettano fin d’ora una luce enorme sulla vicenda, questa luce probabilmente viene intercettata prevalentemente dagli organi di informazione locale, la nostra sensazione è che la gravità di quanto avvenuto sia largamente sottovalutata. Quello che francamente lascia stupefatti è che molti non diano il dovuto risalto all’evoluzione di questa vicenda che è una delle grandi vergogne nazionali, non vorremmo pensare alle voci di corridoio che sussurrano che questa 'scarsa attenzione sia voluta', non vogliamo crederci come cittadini italiani" spiega Egle Possetti presidente del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi in una nota.
Un comunicato che prosegue: "Forse abbiamo annoiato noi parenti con le nostre storie tristi ed i media vogliamo dare un po' di serenità a questa nazione, che già deve subire cotanta tristezza per la pandemia, può essere sia così, ma l’evoluzione della pura vicenda non può essere messa sotto traccia, non può essere nascosta, coloro che dovranno difendersi possono fare tutti gli equilibrismi come l’uomo ragno per cercare di attaccarsi ai vetri, ma la verità è un vulcano e quando uscirà in modo definitivo sarà inarrestabile e travolgerà anche tutti coloro che avranno contribuito a celarla od addomesticarla, per ora sono 59. Noi siamo fiduciosi che questo allentamento di tensione sulla vicenda sia dovuto solo ad altre emergenze, speriamo però che tutti comprendano molto bene che questa battaglia è anche una lotta di civiltà per tutti, per l’equità, per la giustizia, per il cambiamento, non dimenticatevi".