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Cronaca

Arriva la denuncia da parte della polizia penitenziaria: "Non possiamo sempre sperare nei miracoli e nella professionalità degli agenti"
1 minuto e 29 secondi di lettura
di Aurora Bottino

Ancora una volta solo l'intervento dei poliziotti penitenziari ha salvato la vita di un giovanissimo all'interno del Centro di Prima Accoglienza di Genova.  L'ultimo caso di suicidio è stato sventato nel pomeriggio di ieri. Arriva la denuncia da parte della polizia penitenziaria: "Non possiamo sempre sperare nei miracoli e nella professionalità degli agenti".

L'episodio all'interno del Centro di Prima Accoglienza

Il protagonista della vicenda è un giovane egiziano di 17 anni, arrestato per furto una settimana fa e in isolamento per la scabbia. Il giovane ha tentato di togliersi la vita strangolandosi con un nodino ricavato dai pantaloni. L'unico agente di polizia penitenziaria in turno è velocemente entrato nella cella e ha salvato il giovane egiziano da morte certa.

La denuncia dei sindacati: "Non possiamo sperare sempre nel miracoli"

"L'agente è entrato in cella, senza indugio, salvando la vita al giovane arrestato, nonostante fosse isolato per scabbia" denuncia il segretario della Uilpa Fabio Pagani. "Non possiamo sempre sperare nei miracoli e nella professionalità da qualche tempo si ha la netta sensazione di una sorta di disinvestimento nel DGMC (dipartimento giustizia minorile e comunità), che fa il paio con insistenti propositi di pene alternative da scontare in comunità gestite da privati. Non vorremmo, allora, che vi fosse la precisa volontà d’affossare definitivamente il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità a tutto vantaggio della privatizzazione di una parte dell’esecuzione penale. Lo ripetiamo, il Sottosegretario al Ministero della Giustizia, Andrea Ostellari, e il Capo del DGMC, Antonio Sangermano, aprano immediatamente un confronto con le Organizzazioni Sindacali rappresentative e chiariscano il progetto, se c’è. Noi siamo pronti a offrire il nostro contributo di esperienza, idee e proposte prim’ancora di pensare a percorsi alternativi che, diversamente, nostro malgrado saremo costretti a intraprendere per adempiere al mandato conferitoci dalle colleghe e dai colleghi del settore".

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