Nella bozza dei periti del tribunale c'è la risposto alla perizia integrativa richiesta dai giudici: il crollo del Ponte Morandi si poteva evitare se la pila 9 collassata fosse stata controllata come era stato fatto con la 11 a cavallo degli anni '90. Non solo: le ispezioni di Autostrade per l'Italia non sono mai andate sulla sommità dello strallo dove è avvenuto il cedimento e poi è stato commesso l'errore di fidarsi delle prove riflettometriche. Non solo: la cavità nella pila scoperta dopo il crollo non poteva essere stata causata dall'interno ma si è formata dalle infiltrazioni esterne.
Oggi riprendono le udienze
Oggi alle 10 sotto la tensostruttura del tribunale di Genova ritornano le udienze del processo per il crollo del viadotto Polcevera che nell'agosto del 2018 ha ucciso 43 persone, un dibattimento sospeso prima delle festività natalizie in attesa della perizia integrativa richiesta nel corso della fase tecnica ai periti del tribunale da parte del collegio dei giudici.
In aula l'illustrazione della perizia
In aula ci saranno proprio i periti che nei giorni scorsi hanno consegnato la perizia: le loro conclusioni in linee generali rimarcano quelle dei magistrati titolari dell'accusa per cui bisognava procedere alla verifica della pila crollata come era stato fatto prima con la pila 11 e in parte con la pila 10.
La tesi della difesa sul vizio occultato
I consulenti tecnici degli imputati hanno puntato molto sulla tesi che l'ammaloramento sulla pila 9 è stato causato da un difetto di costruzione occultato dai costruttori che non poteva essere previsto perché situato sulla sommità e all'interno dello strallo.