Cronaca

Così un consulente di un imputato Aspi ha definito il peso delle vetture su un'opera come il Polcevera
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di Michele Varì

 

"Il Ponte Morandi era una struttura possente e in grado di reggere una percentuale di corrosione molto più eleva di quella rilevata del 20%: su un'opera così il peso del traffico e pure del trasporto eccezionale che vi transitava al momento del crollo erano come "farfalle".


Lo ha detto in aula Antonello De Luca, ingegnere che insegna tecniche delle costruzioni e consulente dell'imputato ex Aspi Bergamo.

Il riferimento alle farfalle ha raggelato Emmanuel Diaz, fratello di una delle vittime, Henry, che insieme a una donna che stava accompagnando con la sua auto, in una di quelle "farfalle" ha perso la vita precipitando nel vuoto.

De Luca ha detto che i calcoli prima del crollo dicevano che il viadotto Polcevera era sicuro, precisando che il peso del ponte e dei veicoli potevano incidere sulla trazione dello strallo sino a 2600 tonnellate, precisando che solo i cavi primari avevano capacità di tenere, secondo le normative, 5400 tonnellate, che salivano a 8 mila con i cavi secondari.

"Dunque discutere se il ponte fosse rischioso con una corrosione del 20%, quanto ne era stata calcolata prima di avviare il progetto di retrofitting, non è significativo" ha riferito l'ingegnere visto che, consapevole dei punti deboli del progetto, Morandi aveva messo molto acciaio in più, più del doppio di quello che poteva servire per il prevedibile degrado dell'usura nel tempo.

De Luca ha riferito che la soglia potenzialmente pericolosa di corrosione era del 60%, prima bisognava preoccuparsi solo se non ci si fidava delle prove riflettometriche, di fatto toccando uno dei temi cruciali di questa fase processuale visto che i Pm, e i periti del tribunale, da sempre definiscono quella tecnica diagnostica non sicura.

De Luca ha detto che la corrosione sino al 40% non denotava sintomi. Affermazione utile a confortare la tesi dei consulenti degli imputati: il tumore della pila 9 che ha provocato il crollo, il vizio occulto di costruzione, era molto localizzato in profondità e impossibile da intercettare.

Il processo rischia un nuovo stop perché i giudici hanno chiesto ai periti di tornare in aula per chiarire alcuni punti: questo potrebbe allungare di alcune settimane il dibattimento e fare slittare da marzo ad aprile le attese dichiarazioni spontanee di Giovanni Castellucci, l'ex amministratore delegato di Aspi e principale imputato del processo.

La decisione verrà comunicata nell'udienza fissata per martedì prossimo.

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